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Infinito futuro

Spero promitto e iuro vogliono l’infinito futuro. Regoletta della sintassi latina che mi ronza in testa la mattina della Befana. Circuiti malati ma forse un motivo ci sarà. E proviamo a giocarci con sto infinito futuro, che sa di eternità. Spero. Spero di incontrare tante persone positive e che mi regalino emozioni, sogni, stimoli nuovi. Spero che alcuni desideri si avverino e se non accadrà spero comunque di non perdere la voglia di crearne di nuovi ogni giorno. Chi troppo vuole nulla stringe dice il proverbio, chi vuole poco e naviga piatto non vive, dice la colli.

Promitto. Prometto di regalare ogni giorno un sorriso, educazione, cortesia, sul lavoro, in casa, tra gli amici. Come ho fatto finora. Anche quando mi sento morire dentro e le mie ombre mi assalgono. Prometto di esserci per chi mi vuole bene, per chi mi fa sentire che c’è, per chi mi ricambia con la stessa moneta. Perché il tempo del dai 100 per ricevere, forse, 1 è passato, così come il buonismo incondizionato. In sintesi prometto di essere stronza q.b.

Iuro. Giuro di non giurare nulla, di non ipotecare il futuro così come il presente. I giuramenti hanno un che di arcano e primordiale e sono fatti per essere violati. Credetemi se volete, dico quello che penso e mi comporto come mi sento, mi vesto come mi piace e frequento le persone che mi fanno stare bene senza doppi fini. Sono qui come mi vedete. Se vi piaccio, regalatemi un sorriso, se vi lascio indifferenti non sforzatevi di essere carini con me, se non vi piaccio fatemelo capire al volo e continuiamo le nostre vite parallele. In fondo, é proprio nella varietà che risiede la bellezza di questa umanità.

E ora, tuffiamoci nell’infinito futuro di questo nuovo anno…

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Biancaneve

Biancaneve in tv, vecchio dvd nostalgico. Confesso di aver sempre avuto paura della regina, sta tizia tutta vestita di nero con gli zigomi alti e la bocca larga così. La stessa faccia di Crudelia Demon, ma quella mi ha sempre fatto sorridere, mentre la regina dello specchio mamma mia quante volte ha animato i miei incubi. Nani a parte, che poverini sono finiti nei giardini di mezz’Italia solo per aver dormito con Biancaneve, io però ho sempre sognato l’arrivo del principe. Perché va bene il bicipite, va bene l’uomo d’affari, va bene il macho italiano, ma a noi donne la poesia piace troppo. Quello che arriva sul cavallo bianco e il vestito inamidato, tralasciando che è un principe e poteva venire in Lamborghini, e che dopo il bacio che la risveglia poteva anche metterle al collo un brillante di Bulgari. Tralasciando la materialità di questa osservazione, che però approverete in coro già so, noi vogliamo la poesia. Vogliamo un uomo che ci svegli la mattina con un bacio e il profumo del caffè già pronto. Che ci mandi un messaggio a sera tardi solo per dirci di guadare in cielo quanto è bella la luna. Che ci telefoni perché fuori nevica ed è troppo bello per non condividerlo. Che ci sorprenda ogni giorno con le piccole attenzioni, perché nelle piccole cose si riflette un grande cuore. Che ci prepari la cena o il pranzo, non importa se è solo un’insalata scondita o una ricetta da chef, l’importante è che lui si sieda accanto e che accenda una candela tra di noi. Che ci faccia ridere, perché come ho letto da qualche parte ridere è una cosa seria e non puoi farlo con chiunque. Che ci faccia sentire Biancaneve risvegliata dal principe ogni attimo, con un bacio, una carezza, un abbraccio che vale più di mille parole. 

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Bilanci

2015, tentativo di un bilancio. Dare e avere mai in pareggio, nonostante le mille correzioni apportate durante l’anno. Lavoro, a fasi alterne. Ma di questi tempi non smorbiamo, e prendiamo il buono che c’è. Salute, in calo. Che a quaranta puoi sentirtene venti ma dopo una serata ne hai sessanta e le rughe della Montalcini. Amicizia, in pareggio. Perché a fronte di un andamento positivo per gran parte dell’anno, un investimento ha dato davvero risultati negativi e la delusione è al momento troppo cocente per una analisi lucida. Amore, sempre più in alto. Che qui invece ci sono investimenti che li senti positivi dall’inizio e non tradiscono mai. Fortuna, normale. Sfiga, normale. Come a dire che ci credo poco. E che la volontà rende molto di più di ferri di cavallo, cornetti, segni apotropaici. Un anno che ci sta dai. Che lo confermo e lo accendo. Copia incolla per il 2016. Con un pizzico di furbizia in più, un pelo di accondiscendenza in meno, e tanto sano egoismo a condire il tutto.

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Natale 2015

E il Natale 2015 è andato. Con gli occhiali luminosi della mamma e il cerchietto con il pacchetto regalo. Con la nonna che bara alla tombola e che con la scusa che non vede tenta di fare ambo terna quaterna in un sol colpo. Con le tremila portate e la promessa che la sera non ceneremo e poi ti alzi da tavola alle sette e vai a fare l’aperitivo. Con i bambini e il loro entusiasmo contagioso, il vero spirito del Natale con le lanterne lasciate volare piene di sogni nei cieli lomellini. Con i regali i baci e i messaggi, originali, copia incolla, poco importa, bello riceverne tanti con faccine sorridenti. Andato. Peccato. Perché a me il Natale piace davvero tanto….

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Natale 2015

Caro Babbo Natale,
pensavi di averla fatta franca e invece eccomi qui. Che non ho idea a che ora chiude l’ufficio protocollo della fabbrica degli gnomi, ma quello del mio comune chiude domani alle 13.45 e quindi penso di essere ancora in tempo. Tanto più che uso la rete, se vuoi ti faccio una pec e la risolviamo in un lampo. Dunque, mettiti comodo con un bel bicchiere di rosso davanti al tuo camino, accarezzati la barba e in relax leggi i desideri della colli. Perché non ti chiederò la pace nel mondo o la fine della crisi o uno psicologo per il divorzio Belen De Martino che sembra essere più tragico del nostro PIL. Questo evidente che lo desideriamo tutti, così come evidente che non si potrà avere. Quindi, segnati. La neve. Ne hai un sacco lì in Finlandia, dai. Ho già preparato sci e attacchi, tuta e gambe. Una spolverata per il cilma natalizio in pianura, una tonnellata per l’adrenalina sulle piste in montagna…. Un paio di decolteè marroni, tinta cuoio. Ho girato ovunque ma non le ho trovate. E ti assicuro che è davvero dura stare senza. Come te senza cappello con il pon pon. Una questione di immagine…I 40, di nuovo. Rewind per i prossimi 20 anni. Perché se lo spirito è quello che conta, il fisico comincia a perdere colpi e questo mi innervosisce assai. E io nervosa sono antipatica. E mi aumentano le rughe. E rendo impossibile la vita intorno a me. Quindi per la pace non dico nel mondo, ma nel mio mondo, provvedi con qualche elisir, grazie. Poi, alla spicciolata, perché nel dubbio io chiedo, un’auto nuova, che il Jimny non appartiene al mio DNA, un paio di tette, già chieste e richieste, almeno porta un buono sconto da presentare a Klinger, qualcuno che legga quello che scrivo, gli piaccia, e mi renda famosa come la Allende. Direi che può bastare. E che se non hai tempo e vuoi accontentare altri va bene lo stesso. Ti capisco. Sono una donna terribilmente fortunata, tanto da essere perfino invidiata, sentimento che non comprendo ma che mi lusinga. Magari però metti mi piace a lacolli. Che sai che botto lacolli piace a Babbo Natale?!?!?

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Abbandono

Perchè quando vieni abbandonata non ci sono santi che tengano. All’Inizio ci provi, a vedere se si può mettere una pezza, sfoderi inventiva, ingegno, ti improvvisi quella che non sei. Poi pian piano capisci che non si può fare, che battere il naso contro l’evidenza significa solo fartelo sanguinare e che tutto sommato il tuo nasino non è male, per cui teniamocelo buono. E allora reagisci. Davanti allo specchio ti autoconvinci che ce la potrai fare benissimo senza, che ci sono migliaia di donne che ne fanno a meno, che sarai il sesso debole ma ti ritieni donna con le palle. E adesso è il momento di mostrarle. E ti rimbocchi le maniche, spavalda. E passa una sera, due, tre e tutto sommato la situazione regge. Ti dici che non ne vuoi più sapere e che Natale è vicino. Ecco Natale. Avrebbe potuto lasciarti in un altro periodo dell’anno. No, a Natale. Quando più ne avevi bisogno, quando i mille impegni rendono tutto più difficile, quando si dovrebbe avere un animo leggero e tutte le cose che filano lisce. E va bè. E’ andata così. Ma ogni sera che passa, ogni pranzo, cena, colazione, ti senti più sconsolata. E allora invece della Go Pro, delle Loboutin, del vestitino sciccoso che hai visto in vetrina, chiedi a Babbo Natale che ti venga in soccorso. Che ti porti in regalo un degno sostituto. Perchè così non si fa. Perchè è proprio vero che è quando perdi qualcosa che ti rendi conto della sua importanza. Perchè per favore Babbo Natale o fai la magia e la aggiusti oppure mi porti una lavastoviglie nuova???

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Murphy

E per non so quale legge di Murphy l’unica volta in cui nell’ordine sei struccata, le occhiaie da Cattivissimo me, le mani da Cenerentola, la camicia con il segno della terra sul colletto, i jeans che stanno in piedi da soli e con il bottone slacciato perché dopocena lo slim fit diventa fat fit, senza tacchi anzi decisamente sottoterra, ecco così, in questa anormalità, ti chiamano sul palco. Di fronte a gente elegante come la prima della Scala, ingioiellati come Sant’Agata nella processione a Catania, piega contropiega cera e manicure. E ti chiedono di raccontare fatti storici e artistici. Di fare la maestrina insomma. E in quell’istante ti viene in mente la vecchia prof senza la tinta e i collant spessi bianchi, le ballerine a piano terra con il polpaccio importante. Donna intelligentissima e preparatissima, che non si perdeva nella futilità dell’immagine. E in un certo senso ti consoli. Sei più rispettabile così. Forse. Ti fai schifo ma sei rispettabile. Ti senti come la più derisa delle prof del liceo ma sei rispettabile. Ok, va bene. Da domani tacco 12 anche nelle ciabatte con tanto di peluches e al diavolo la rispettabilità….

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Total body

Allenamento del venerdì pomeriggio. In palestra con relax. Fine settimana alle porte e in genere nessuna fretta di finire. Voglia di sudare sotto i piedi ma per noi fissate del fitness è un appuntamento da non perdere. Più che i bicipiti e gli addominali alleniamo i mandibolari ma il total Body è anche quello. Alla fine spogliatoio, doccia. Prendi il borsone che pesa come quello per una vacanza di una settimana, ordine assente e inizi a cercare accappatoio ciabatte cuffia. Ecco la cuffia. Ma nel 2015 non si può inventare qualcosa di più fashion di questo preservativo di plastica, che peraltro puntualmente lascia uscire ciocche a tradimento? No tranquilli non ho quella a fiori rossi o a nuvolette blu very vintage, tipo film dell’orrore anni 70 con l’assassino che colpisce mentre lei fa la doccia con il plasticone in testa. E che poi non so a voi ma a me funge sempre da laccio emostatico per la fronte, un branding che anestetizza il cervello e hai voglia mettere il fondotinta poi. Comunque doccia bollentissima, accappatoio, via la cuffia e torni negli spogliatoi. Ora ok che siamo tutte donne fisicate e palestrate, una sorta di succursale di Playboy, ma girare nude per dieci minuti per lo spogliatoio anche no. Eppure molte qui si sentono libere. Peace and love. Nuda davanti allo specchio che si asciuga i capelli. Nuda che si increma qualsiasi anfratto del corpo per un tempo davvero eccessivo. Eddai che fa freddo. Oppure quella che gira in completino autoreggenti e tacchi, bagno specchio armadietto finché qualcuno le dice che bel completino e allora ha raggiunto lo scopo e la smette di fare l’angelo di Victoria Secrets. E poi quando sei quasi vestita entra quella tutta sudata, scolpita, che davanti allo specchio si fa il selfie agli addominali. E lì capisci che abbiamo raggiunto la parità dei sessi. Verso il basso però. Che Ivan Drago nel prossimo Rocky sarà una bionda di uno e ottanta con due mani così e che si batterà sul ring mentre il marito, a casa, cucina il minestrone….

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Battiti

L’amore non si spiega. L’amore si da. Si vive, si accarezza, si annusa, si scopre. L’amore sfugge alle logiche per il fatto stesso di essere amore. L’amore fa male ed è l’altra faccia dell’odio, come su una moneta, e il confine è labile perché entrambi sono sottesi dalla passione. L’amore è rosso, come il sangue, come il cuore, perché lì scorre come un fiume in piena. L’amore è il battito del cuore di un bambino nella pancia della mamma. Il suo ti voglio bene mamma anche se non sei più giovane. La tua mano nella mia, la nebbia fuori, il caldo dentro.

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Baci

«Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo rosa messo tra le parole t’amo.» Eccola qui, dal Cyrano de Bergerac, una delle tante frasi da cartiglio dei Baci Perugina. Una di quelle che si stampano sulle magliette o nei biglietti di auguri per San Valentino. Che poi ogni volta che la leggo mi vengono in mente Aldo Giovanni e Giacomo nel loro mitico “Chiedimi se sono felice” e mi faccio una risata. Eppure questa frase mi è venuta in mente in questi giorni, passeggiando per una città straniera, dove è facile incontrare turisti, coppie che mano nella mano si scambiano baci un po’ ovunque. E la mente è andata ai primi baci. Ve li ricordate? Quelli un po’ impacciati, quelli che non sai bene dove mettere la lingua le mani i capelli, insomma quelli che sono una scoperta, una scommessa, uno sfizio. Eppure non so voi ma io me li ricordo tutti i baci. Lo capisci al volo se funziona o no. Se ti piace o no. Se vorresti che non finisse mai o se lo fai perché lui è talmente figo che sarebbe un vero peccato lasciar perdere. Magari poi migliora. Quelli sulle panchine al mare fino a toglier il fiato, sotto un cielo stellato e il profumo della salsedine, il rumore della risacca e la pelle abbronzata che sa di sale. Quelli imbacuccati nella nostra nebbia, in mezzo ai campi, col fiato che esce dalle narici e il caldo che contrasta con il gelo fuori. Quelli sulla neve, rubati sotto il casco, e i nasi gelidi che si sfiorano. Quelli che non ti aspetti, che magari non hai voglia, anzi come idea sei pure arrabbiata, e che invece ti lasciano senza fiato e il sapore dura ore. Quelli bellissimi che non presuppongono altro, perche sono essi stessi amore, puro, forte, energico, un mondo in quel contatto che ripercorre le nostre origini, quando la mamma passava al bimbi il cibo con la bocca, in questo che è nutrimento non solo del corpo ma dell’anima. Un bacio sarà un apostrofo per Cyrano, per lacolli è tutta la punteggiatura di ogni storia d’amore.

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