Perché lacolli é anche questo…
É notizia di questi giorni la proposta del ministro dei beni culturali e turismo Dario Franceschini per una “convenzione tipo” sul modello di quella firmata dallo Stato per gli scavi di Ercolano con l’americano David W. Packard, in modo da coinvolgere i privati nella cura e nella salvaguardia del patrimonio artistico italiano. “Sfiderò gli imprenditori perché adottino un monumento” queste le parole del ministro. A Mortara è già successo. Da tempo. In una piazzetta del centro, peraltro uno dei luoghi più antichi della nostra città, un edificio dalla storia millenaria, in evidente stato di abbandono, è stato restaurato, riaperto e fatto rivivere dal coraggio di un privato. E non di uno straniero, o di un imprenditore dai grandi pacchetti azionari, come il Della Valle del Colosseo, che vede in queste operazioni un chiaro ritorno pubblicitario. Ma da un mortarese, piuttosto schivo peraltro, che ha deciso, per il solo desiderio di fare un dono alla propria città e alla propria famiglia, di ristrutturare una vecchia chiesa sconsacrata, così piena di ricordi per molti di noi. Si perché l’edificio di cui parliamo è San Cassiano, nell’omonima piazzetta, sede per un secolo della Società Ginnastica La Costanza, dove molti di noi hanno imparato a fare le capriole, a salire la pertica, ad ammirare l’Andrea Massucchi (e l’articolo non è un lombardismo, ma l’onore dovuto ad un atleta che merita di essere ricordato come IL ginnasta di Mortara). Ecco, questo edificio, dopo la costruzione del Palamassucchi, stava cadendo a pezzi. A Pierangelo Colli questo non andava bene. Aveva acquistato la chiesa proprio per cooperare nella raccolta fondi per costruire il nuovo palazzetto della ginnastica e adesso il tetto di San Cassiano faceva acqua da tutte le parti. E non solo. E a lui, per chi lo conosce, le cose fatte a metà non piacciono, i sospesi neanche, figuriamoci una navata piena di piccioni e di calcinacci. E così si è buttato in questa impresa. Nessun aiuto dallo Stato, tanti vincoli dalla soprintendenza. E dopo anni, nel 2010 ha consegnato a Mortara la sala di San Cassiano che abbiamo cominciato ad apprezzare nel tempo per i concerti, le mostre, le degustazioni. Si perché oltre ad averla restaurata, con la sua famiglia, si impegna a farla vivere. Quotidianamente. Ma ancora non era soddisfatto. Restava lo stralcio di un affresco nell’abside, un volto che lo guardava ogni volta, che lo sfidava, come a dire “non vuoi vedere cosa c’è sotto?”. Ma restaurare un affresco voleva dire ancora un volta investire “a vuoto”, senza ritorno economico, c’era l’avere ma non il dare. Ma c’era un dare spirituale che toglieva il sonno e che alla fine lo ha convinto. Mesi di restauro sotto la supervisione dell’architetto Paolo Savio e della Dr.ssa Strada della Soprintendenza alle Belle Arti, il lavoro perfetto delle restauratrici del Laboratorio C.R.D. di Lazzate e un meraviglioso affresco del 1500 ha rivisto la luce. Adesso si che le cose sono state fatte per bene. E sabato 12 aprile, alle ore 10.30, gli affreschi, con la loro storia, le loro caratteristiche e i collegamenti con le altre opere del territorio verrano presentati a San Cassiano. Essere presenti è un obbligo. Perché nel nostro piccolo, a Mortara, abbiamo vinto la sfida lanciata dal ministro Franceschini.