Così stanca di sentire parlare solo di malattia e morte. Ovunque mi giri, sembra che non ci sia via d’uscita. Tutti questi abbruttisce il cuore e ci rende cupi e distanti. Eppure la bellezza e la vita sono lì fuori. Nel sole che oggi illumina le mie finestre. Nel cielo azzurro e l’aria frizzantina di questa primavera che si fa sempre più vicina. In tutti noi che vogliamo vivere, respirare, sorridere, abbracciarci. E allora perché non lo diciamo? Perché non lo scriviamo nei post? Perché trova spazio ovunque solo la tragedia? Perché forse voi tutte queste parole nere riuscite a farvele scivolare addosso, io no. Mi si attaccano addosso e non se ne vanno più. E io non le voglio. So che ci sono malattie e morte, ma io sono vita finché respiro. E alla vita voglio dedicare i miei inni. Senza fine.
Life
«E di questa altra morte quando parliamo? La morte strisciante, che non si vede. Non c’è Dpcm che ne tenga conto, non ci sono grafici quotidiani, ufficialmente non esiste. Però ogni giorno, da un anno, lei è lì: tutta la vita che non viviamo, per non rischiare di morire.»
Alessandro Baricco
The show must go on
Non permettete ai cattivi pensieri di influenzare le vostre azioni.🤔
Ieri sera ero molto nervosa, la settimana non era stata facile, le notizie sulla pandemia mi avevano messo di cattivo umore e non avevo voglia di fare nulla 🤦♀️
Ma si sa, the show must go on. Per cui trucco e parrucco e mi sono preparata alla diretta su @milanopaviatv, cercando di mettere il solito entusiasmo.😃
Come ho fatto? Ho cominciato a pensare alla fortuna di poter essere lì, in televisione, a parlare di benessere.
Al fatto che la mia famiglia fosse riunita sul divano, davanti all tv, una pizza, una birra. 🍻
Ai tanti progetti che per nessuna ragione voglio mollare. 🔝
A tutta la fatica che ho fatto per arrivare fino a qui, con le sole mie forze. 💪🏻
Pian piano mi sono ricaricata, come la batteria di un’auto.
Poi si sono accese le luci e tutto è stato bellissimo. Come sempre. Rigenerante.😍
Non sedetevi ad aspettare che la tempesta passi, ma ballate sotto la pioggia!
Buon sabato ❤️
Uli
Per tanti anni, ho avuto un vicino di casa speciale. Uno di quegli esseri con la rara dote di metterti di buon umore, anche se avevi avuto una giornata devastante, anche se avevi bruciato le carote e scoperto di aver perso l’ennesima occasione della vita. Era sufficiente incontrarlo per le scale, sempre di corsa, sempre attivo, per girare le labbra all’insù, in un sorriso. Per non parlare di quando lo vedevo sulla moto, era davvero irresistibile. L’ho visto invecchiare pian piano. Prima è diventato sordo, che poi non capivo se faceva orecchie da mercante oppure davvero non ci sentiva, che con gli anni aveva capito che farsi i fatti propri era la migliore strategia per sopravvivere. Poi anche la vista lo ha abbandonato ed è diventato lento, ma per questo gli volevo ancora più bene, come uno di famiglia. Oggi, in un sabato assolato, in cui normalmente lo avrei incontrato in cortile o nel nostro bel giardino, è volato in cielo. E già me lo vedo a correre come un pazzo tra le nuvole, che lassù non servono occhi e orecchie, ma solo un cuore grande, come il suo, quello del piccolo grande Ulisse. Ci mancherai un sacco, Uli, tu, un bambino vivace che per caso si era incarnato in un Jack Russel, uno degli esseri viventi più speciali che io abbia mai conosciuto. Fai impazzire tutti lassù, mi raccomando!
Volersi bene
È stato un anno difficile. Un anno sulle montagne russe, tra voglia di reagire e tentazione di lasciarsi andare. Alla fine, credo che ce la siamo cavata bene, anche se ora siamo stanchissimi e abbiamo solo voglia di libertà. Libertà fisica, ma soprattutto psicologica. Abbiamo voglia di tornare a parlare d’altro, che non siano virus, vaccini, zone colorate e mascherine. Di liberare il cervello da questo monoargomento Covid che ha fagocitato tutto il resto. Un po’ dipende da noi, lo sapete vero? Il virus ci farà compagnia ancora per un po’, con tutte le polemiche e i problemi relativi. Però noi possiamo provare a pensare ad altro. Alla nostra vita, che è molto di più di prevenzione al contagio. Ai nostri affetti, che sono molto di più che congiunti. Al nostro lavoro, che tra mille difficoltà dobbiamo sforzarci di continuare a spingere, ingegnandoci a dispetto della crisi. A noi stessi, al nostro corpo e alla nostra mente. Basta trascurarci e rimandare a domani, basta ciabatte e tuta, anche se siamo a casa, ricordiamoci che abbiamo bisogno di vederci belli e in forma. Serve a noi stessi, prima che alle foto da postare. Sí, serve perché il nostro spirito ama il bello e noi abbiamo il dovere di amarci. Io continuerò a fare il possibile per esservi accanto in questo cammino verso l’amor proprio. Ma voi dovete fare la vostra parte. Ci state?
Un anno di Covid
Un anno fa mi illudevo che si trattasse di un’influenza. Un po’ più aggressiva, ma pur sempre un’influenza.
Oggi so che il Covid è un virus insidioso e pericoloso, che danneggia l’organismo sotto molteplici aspetti e che può essere letale. Ma so anche che abbiamo il vaccino e che pian piano vinceremo questa guerra.
In mezzo c’è un anno difficile. Difficilissimo. Fatto di incertezze, paure, ansie. Un anno immobile, col fiato sospeso, tra illusioni sempre più deboli e consapevolezze crudeli. Un anno in cui sono invecchiata più dei dieci precedenti, perché invecchiare è anche imparare a vedere la realtà senza il velo dell’innocenza. E a me il Covid ha portato via tutto lo stupore di bambina che ancora covava nel mio cuore ingenuo. Mi sono ritrovata grande e non ne sono felice. Ma ho anche scoperto la forza degli uomini, la loro capacità di adattarsi, la forza dell’ingegno, la bellezza della solidarietà.
Forza, dai. Non è andato tutto bene, ma siamo ancora qua. E direi che non è poco 😉
Ogni lasciata è persa
Non fanno per me l’immobilismo, la routine, l’assenza di stimoli nuovi, l’incapacità di rischiare per la paura di fallire. Vivo alla ricerca di qualcosa di nuovo, ogni giorno, che mi dia la possibilità di crescere e imparare. Certo, non è il modo migliore per arrivare alla pace dei sensi, ma è l’unico che mi fa sentire viva. Ecco perché quest’anno é stato difficilissimo per me, ma si impara da tutto e la mia resilienza ha fatto una sessione intensa di allenamento, che di sicuro sarà utile in futuro. Detto questo, più che mai, ricordate che ogni lasciata è persa e che prima di pensare a domani, viviamo l’oggi. Ok?
Un anno
Un anno. È passato un anno da quando il virus ha invaso le nostre vite. Un anno in cui ho cercato di mantenere vivo il mio ottimismo, di sorridere, di guardare al bicchiere mezzo pieno, senza farmi contagiare dal pessimismo serpeggiante ovunque. Però poi arrivano momenti in cui rivoglio la mia vita. Egoismo puro. Non lo dico a nessuno, perché mi vergogno di fronte al dolore di tante vittime e di tanti malati, ma la sera tardi penso a quante cose non faccio da tanto tempo. Non ricordo più l’ultima volta al cinema, a teatro 16 mesi fa. L’ultimo evento culturale che ho organizzato in presenza é stato un anno fa, e io ne mettevo in piedi due, tre al mese. L’ultima volta fuori a cena quattro mesi fa, idem per fuori dalla mia regione. Idem per la palestra, quattro mesi senza, e io sono una che ci va cinque volte alla settimana. Ho inforcato gli sci l’ultima volta 13 mesi fa, e mi mancano da morire. L’ultimo aereo è stato 14 mesi fa e l’ultimo shopping con aperitivo a Milano 17 mesi fa. L’ultima serata in un posto figo con musica 16 mesi fa. L’ultima volta che ho abbracciato qualcuno con serenità e senza un minimo di imbarazzo 12 mesi fa. E così via. Ho iniziato un nuovo romanzo, ma non va avanti. I personaggi si muovono nella mia testa con la mascherina e il gel per le mani: devo scrivere al passato, perché al presente non riesco a farli incontrare per caso, a farli vivere in un mondo normale, ecco. E io un libro con il virus non lo voglio scrivere. Non voglio essere come gli scrittori di guerra. No. E allora aspetto che passi. Provo sempre a sorridere. A fare tutto come se niente fosse. Ma poi arrivano le sere un po’ così. E i San Valentino, che chi se ne frega. Rivorrei la mia vita. Lo sussurro e nessuno si arrabbi perché sono egoista. Ma è così.
Scelte
Tanti anni fa ho scelto che, in ogni mia decisione, avrei seguito la passione e che avrei cercato di aiutare le persone a stare bene. Così ho cercato di promuovere la cultura nel territorio in cui vivo, collaborando con chi lo desiderava e dando tutto quello che mi era possible in termini di tempo e competenze. Nello stesso modo, mi impegno per divulgare una cultura della salute e del benessere, perché ci credo e perché penso che sia nostro dovere sociale e morale prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente. Faccio quello che posso e spesso mi dico che si potrebbe fare di più. Già, non sono mai soddisfatta dei risultati, ma in fondo questo mi stimola a non sedermi, ad andare avanti. Con l’unico scopo di dare il mio contributo per migliorare la società in cui vivo. Niente di più. Per i miei figli, per chi mi vuole bene, e anche per chi non mi sopporta. E farlo mi provoca questo. Un sorriso a cento denti. Yes!
Ps: grazie di ❤️ di esserci sempre e di farmi sentire il vostro affetto