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cricolli

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Voglio la vita

Voglio la vita. E non ne voglio stralci incolori e senza sapore. Voglio la vita, tutta. Quella con il fiatone, piena pienissima. Quella che vai a letto la sera distrutto, con la mente affollata di progetti e di sogni. Quella bulimica di amori, amicizie, conoscenze, incontri, esperienze. Quella in cui non vale dire non ce la faccio, ma ci provo, sì ci provo con tutte le mie forze e se andrà male non avrò rimorsi, nè rimpianti, perchè avrò dato il massimo. Quella in cui hai il coraggio di mandare affanculo chi lo merita e di baciare sulla bocca in mezzo a mille persone quel ragazzo che ti è sempre piaciuto. Voglio la vita. La vita piena di musica, colori, profumi. Ma anche di dolori, perchè le ombre ci costringono a riflettere, perchè le difficoltà ci rendono più forti, perchè non può esistere la felicità vera senza la tristezza più cupa. Voglio la vita. Questa qui. Ora. Sì.

 

donne

Altrove

La sensazione di essere altrove. Lì, mentre qualcuno ti parla di qualche cosa e tu rispondi con parole che sembrano uscire dalla bocca di qualcun altro. Sorridi pure, sei carina e affabile, ma sì certo, sicuramente, hai ragione, ciao. Intanto il pensiero segue vie diverse e tu lo segui, lo rincorri quasi. Maledici ogni incontro che fai perché sei costretta a dirgli “aspetta un attimo, mi libero di questo e arrivo”. Quell’idea con cui ti sei svegliata la mattina e ti ha fatto sorridere, lì, ancora stesa nel letto, i capelli sudati, la luce tra le persiane, i passi pesanti di chi abita sopra di te. Che ti ha fatto compagnia durante la colazione, miele, frutta, uova e caffè, il momento più bello della giornata, quello in cui stare soli con sé stessi non pesa, anzi, i progetti si affastellano e culli ancora l’illusione che quello sarà un giorno importante, speciale, per cosa non lo sai, ma speciale. Che ti sei portata dietro in ascensore, in auto, in ufficio, in pescheria, dal ciabattino. Un’idea per cui vale la pena vivere. Un pensiero che ti rende distratta agli occhi degli altri, ma tu distratta non sei. L’opposto. Sei concentrata. A costruire immagini che gli altri non possono vedere e che sono sale, peperoncino, curcuma e cannella di ogni minuto di questa giornata. Sorridi, anzi ridi. Da sola. In coda allo sportello delle poste, sotto gli occhi attoniti di un emigrato con il suo fardello di burocrazia sotto braccio, che alla fine ti sorride di rimando, con i suoi denti irregolari. Così. In certi giorni sei altrove. Che il dono dell’ubiquità esiste. Non è fisico ma mentale. E io sono ovunque sei tu. Anche se non so dove sei. Non so cosa fai. Non so con chi sei. Non so nulla. Come sei vestito, cosa mangi, cosa pensi. Vorrei chiedertelo ma immaginarlo mi inebria, E’ costruire il racconto di una vita che senti tua, anche se tua non è. E’ scrivere dentro di sé un romanzo con l’inchiostro dell’amore e cancellarlo ogni sera, per poi reinventarlo la mattina. E’ un vizio, una droga, una passione. Tu. Il mio altrove.

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Past

Il passato ritorna. Proprio quando pensavamo di averlo relegato nel più buio degli angoli. Si fa vivo e ti ricorda ciò che avresti voluto cancellare, dimenticare, rimuovere. Perché la vita è un’opera d’arte stupenda, così sorprendente da darti ogni giorno la possibilità di ricominciare, di reinventarti, di essere altro rispetto a prima. Ma a differenza di un quadro, o di un romanzo, o di uno spartito, non ammette revisioni. Non puoi tagliare via il passo che non ti è piaciuto, cancellare una sfumatura troppo scura, aggiungere note che rendano il tutto più armonico. Quello che è fatto è fatto e resta lì, a costruire i mattoncini della tua vita. Accetta il tuo passato, anche se non ti piace. Guardati allo specchio e ricorda sempre che ciò che vedi è il risultato di minuti, ore, giorni, anni. Non dimenticare nulla ma fanne tesoro per il futuro. E quando un giorno il passato bussa alla porta, fallo entrare e offrigli un caffè. O un bicchiere di vino. Trattalo bene. Come un caro amico. Perché senza di lui non saresti ciò che sei. Te stesso. La più bella opera d’arte della tua vita.

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Solo un bacio

In fondo è solo un bacio. Uno dei tanti che si danno in una vita. Una cosa che fanno migliaia di persone ogni giorno. Si avvicinano e accostano le labbra. E lasciano che due anime vengano in contatto. Perché lo spirito passa dalle labbra, non c’è niente da fare. E tutti lì a cercare il sesso, il contatto dei corpi, la nudità della pelle, il sudore di una passione. Sì. Sì. Tutto fantastico. Ma volete mettere la magia di un bacio? No? È perché avete dimenticato le prime limonate da adolescenti. Quando non sapevate bene da che parte cominciare, emozionati, dubbiosi, eppure convinti che sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Quei baci che lasciavano storditi, la testa che girava, la vergogna di non sapere bene cosa dire, e poi non si diceva nulla infatti. Si ricominciava. Baci senza fine. E poi si tornava a casa, mano nella mano, un segreto bellissimo da scrivere sul diario. Baciare per baciare. Nulla più. Cui non seguivano vestiti sparsi sul pavimento e l’estasi dell’amore. Ma poi chissà perché ricordiamo quei primi momenti più di tante notti di sesso. Baciate chi amate. Con passione, tenerezza, impeto o leggerezza. Non fate mai mancare questo gesto. Non datelo per scontato. Abusate dei baci. Sì. Senza moderazione. Senza chiedere nulla in cambio. Per sentire il suo sapore. Per carpire le sue emozioni. Per toccare la sua anima. Per un bacio. Patrimonio dell’umanità ❤️

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Acceleratore

Alba. Già in viaggio. Ai bordi della strada le mie risaie. In cielo un sole che discute con i nuvoloni neri a minacciare pioggia. Veloce. Mentre entro in autostrada e i pensieri si accavallano. Amo guidare, schiacciare il piede sull’acceleratore e vedere il paesaggio che scorre al mio fianco. Pensieri. Uno dopo l’altro, uno sull’altro, si susseguono, si intrecciano, senza soluzione di continuità. Guidare e volare via con la mente è una costante. E mi ritrovo a destinazione senza accorgermene. La musica di sottofondo, quanto basta per non sentirmi troppo sola. Ecco allora gli Stones, i Pink Floyd, i Cure, le note della mia gioventù e lo spartito di mille emozioni. In coda. In tangenziale. Perché nella vita siamo sempre in coda per qualche cosa. Per il nostro posto nel mondo, per un’occasione che non arriva, per il biglietto per un futuro migliore. Aspetto. Avanzo piano. Arriverò. Certo che arriverò. A destinazione. Ad afferrare i miei sogni. Da qualche parte. L’importante è non fermarsi mai. Tasto sul pedale e via.

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Condivisione

Scrivere è un bisogno interiore. Una spinta necessaria a volte, incontrollabile. Ma è anche un mettersi a nudo. A disposizione degli altri. Un cercare di rendere sulla carta, anche quella virtuale, sentimenti, emozioni, paure, momento di vita che per loro stessa natura sfuggono alla razionalizzazione. Ecco, è un po’ una sfida. E io adoro le sfide. Scrivere è anche un modo per conoscere e conoscersi, attraverso il fantastico mondo delle lettere che formano parole che formano frasi che formano libri. E in un pomeriggio stanco come quello di oggi ricevere il dono di parole altrui. Sì. Immaginate per una come me, che vive di parole, cosa possa essere ricevere in dono parole. Scritte da altri. Ma donate a me. In un messaggio. Come se fossero in una bottiglia affidata alle onde. E che parole! Eccole. Perché doni così belli vanno condivisi. Perché anche voi possiate apprezzarle. Grazie a chi me le ha scritte e grazie a chi, ogni giorno, condivide con me frammenti della sua vita ❤️

“E’ possibile cancellare il passato? No, non si può. Lo si può nascondere. In questo modo rimarrà nascosto … fino a quando qualcuno lo scoprirà. Lo metterà sul mercato, lo venderà per pochi soldi di gloria, perchè alla fine, tanto vale. Ma nessuno lo comprerà. Nessuno lo vorrà. Lo scanseranno; falsi ipocriti magari ne avranno pietà, ma staranno molto attenti a non toccarlo”…..

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Ti ho amato

Ti ho amato tanto. Troppo forse. Ti ho amato quando tutti dicevano che era una follia e che non avevamo nulla in comune. Ti ho amato per strada, seduti al tavolino di un bar, su di un treno, tra le vie di un vecchio borgo. Ti ho amato ogni mattina al risveglio, tu, il primo pensiero, mentre mi alzavo, vestivo, mangiavo, lavoravo, vivevo. Ti ho amato quando eri così lontano da invertire il giorno e la notte, e quando eri a un centimetro da me. Ti ho amato con ogni mia cellula, non risparmiando nulla del mio corpo. E ti ho amato con la mia mente, ogni pensiero era il tuo, senza sosta. Ti ho amato anche quando era chiaro che fosse tutto finito, ho amato l’idea di te, perché mi faceva sentire viva, necessaria, bella. Poi, un giorno, ho aperto gli occhi e ho capito che tutto finisce. Mi sono riappropriata del mio corpo, dei miei pensieri, dei miei giorni, delle mie notti, della mia vita. E inspiegabilmente mi sono sentita libera. Perché ti ho amato oltre ogni immaginazione e alla fine anche l’amore può diventare una prigione. Soprattutto se nella cella ti ritrovi da solo, perché l’oggetto di tanta passione ha chiuso il lucchetto e se ne è andato. Lontano. Ti ho amato. Ma adesso raccolgo i miei stracci e ricomincio a respirare. Nel cuore una cicatrice, sul volto un sorriso. Libera. Finalmente