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Siediti lì che ti spiego un paio di cose.
Sì perchè non puoi continuare ad arrabbiarti perchè lui non ti capisce, non reagisce come vorresti, sembra avere la sensibilità di un pezzo di ferro.
Non è così.
Lascia che te lo dica.
Non è lui a sbagliare, no no. Sei tu. Sì, cara. Sei tu.
No adesso stai zitta e mi ascolti, in silenzio. So che sei donna, ma puoi provarci, ad ascoltare, in silenzio.
E’ colpa tua perchè pretendi che i suoi neuroni funzionino come quelli di una donna. Lo facciamo tutte. Ed è quanto di più sbagliato possa esistere nel rapporto tra sessi. Pretendiamo che loro siano complessi come noi, che si facciano mille domande, che capiscano quando noi ci comportiamo in una certa maniera solo per stimolare una loro reazione. Non è così.
Ti faccio un esempio.
Se lui ti chiede “Vado bene vestito così?”, vuole sapere se l’abbinamento che ha scelto ti piace, è figo, adatto alla serata. Punto. Se gli dici di sì è contento e si siede ad aspettare che tu finisca di prepararti; se gli dici di no, chiede perchè o al massimo se ne sbatte e sta comunque così perchè si piace. Fine.
Noi no.
Se chiediamo “Vado bene vestita così?”, lo facciamo avendo in mente già la risposta che lui deve darci. E che puntualmente è il contrario di quella che ci dà. E se anche, per caso, è la stessa, lo tormentiamo con mille dubbi ulteriori, arrivando spesso a ipotizzare che lui ci abbia dato quel consiglio perchè sa che noi volevamo sentire quello.
Niente di più sbagliato. In prima battuta lui ci dice la sua opinione. Poi, con il passare del tempo, visto che a noi non va mai bene la risposta, allora sì, tenta a indovinare.
Mi sono spiegata un pochino?
Loro sono più elementari, lineari, essenziali. Si fanno meno seghe mentali. Pensano una cosa per volta e la definiscono bene.
Per cui quando noi gli facciamo scenate perchè non hanno capito, perchè noi gli abbiamo detto di no ma volevamo dirgli di sì e loro avrebbero dovuto comprenderlo, perchè gli abbiamo detto di non farsi più vedere perchè li volevamo sotto casa, ecco, loro davvero restano a bocca aperta. E ahimè, spesso, scappano. E che due palle! Pensano.
E come dargli torto?
Così se loro dicono che non vogliono vederci, o che vogliono stare con noi, proviamo a crederci. Perchè spesso è così. Nudo e crudo.
Gli uomini, amica mia, vanno da A a B, senza troppi giri. Noi partiamo da A per andare a B, ma giriamo prima da C, poi però ci accorgiamo che forse D era meglio e poi torniamo ad A e pretendiamo che lui capisca che non volevano neanche partire.
Hai capito perchè soffriamo per nulla?
Sii chiara con lui. Sempre. Digli cosa vuoi, scandisci le parole, sii sicura che abbia capito.
Non metterlo sempre in dubbio, solo perchè sei tu ad avere dubbi su te stessa. Rischi di perderlo, e questo potrebbe non essere piacevole.
Sii senza pietà se capisci che fa il furbo e ti prende in giro. Comprendere il loro modo di essere non vuol dire farsi prendere per i fondelli. Mai.
Non parlare sempre tu. Ascoltalo. Magari ha voglia di parlare e, altrimenti, ricorda che a volte il silenzio ascoltato in due ha una splendida voce.
Siamo diversi. Ricordalo. E questo è il bello…..
– Non importa quante volte cadi. Rialzati, sempre. Più forte, più tosto, più sicuro di te stesso.
– Le cose facili non esistono. Tutto però si può ottenere con lavoro, dedizione, costanza. E anche con un po’ di fortuna. Credici e lotta per ciò che vuoi.
– Guardati allo specchio e non dirti bugie. Mai. La persona riflessa è il tuo miglior alleato. Sii sincero con lei.
– Le grandi imprese cominciano dai piccoli gesti. Inizia. E non fermarti mai.
– Vuoi cambiare? Fallo, ora. Non aspettare. Il cambiamento è il motore del mondo. Ricordalo.
– Non dimenticare mai da dove vieni ma punta dritto a dove vuoi arrivare, senza voltarti mai
– Non si dice “non ce la faccio”. Mai. Si dice “ci provo”. Sempre.
– Ogni giorno nasconde un motivo per essere felici. Trova il tuo. Afferralo. E sorridi.
– La felicità è nelle piccole cose quotidiane, un bacio, un caffè, un cielo sereno. Impara ad apprezzarle. Falle tue. Sii consapevole dell’immensa bellezza che ci circonda.
– Volersi bene non è una scelta, è un dovere. Amati e non permettere a nessuno di mettere in dubbio ciò che sei. E sarai invincibile.
– Sii libero. Di mente, di cuore, di spirito. La tua libertà interiore è ciò che ti farà abbattere tutte le barriere.
– Il dolore rende più forti, a patto di superarlo. Non permettergli di limitare la tua voglia di vivere, sognare, sorridere. Attraversalo e poi corri veloce verso i tuoi obiettivi.
– La vita è come una palestra. Ci sono pesi da alzare, ostacoli da superare, traguardi da raggiungere e superare. Stringi i denti, nella vita come nello sport. Non mollare. Punta sempre più in alto.
– Abbi il coraggio di portare avanti le tue idee. Non farti frenare dai dubbi altrui. Sii convinto di ciò che pensi e abbatti i muri che si alzano davanti a te. E avrai successo.
– Trova la motivazione dentro di te. Ognuno ha la propria frase, a cui aggrapparsi quando manca un po’ di coraggio. Cercala. Scrivila. Mettila in pratica. Poi regalala agli altri. La condivisione fortifica, sempre.
La delusione è una sensazione subdola e sottile. Penetra nell’animo e se ne sta lì per un po’. Non compie gesti eclatanti. Non è rabbia, che puoi sfogare urlando, non è dolore, che esce con le lacrime, non è gioia, che riempie il volto di sorriso. La delusione rende abulici, pensierosi, attapirati. Ecco sì, attapirati. Perché ci chiediamo come abbiamo potuto illuderci che le cose andassero diversamente, come abbiamo potuto fidarci di lui, perdere tempo, ore, giorni, in un’impresa che aveva di per sè tutti i caratteri del fallimento. La delusione arriva dopo ed è la fiera dei se, ma, se avessi saputo. La delusione è senza soluzione e solo il tempo la rende meno cocente, più sopportabile. Difficilmente scompare. Come un tatuaggio, resta lì. A ricordo di questo malessere sottile di cui ci sentiamo gli unici responsabili. Andare avanti, unica soluzione. Cercare di calpestare le ceneri di ciò che ci ha deluso senza scordare gli errori commessi e ripartire. Mettere in un angolo la nausea che ci assale a tratti quando un particolare ci ricorda ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Ingranare la marcia e non fermarsi. Mai. La delusione in fondo è il risultato di un’azione, di un pensiero, di un progetto. È il segno che siamo vivi e che ci siamo impegnati per qualche cosa. Anche se poi tutto è crollato e ci ritroviamo con in mano solo i nostri pensieri. Copriamo il ricordo del passato con la voglia di vivere il presente e di progettare il futuro. Chiudiamo il tapiro nell’armadio e indossiamo il sorriso più bello. Deluse sì, rassegnate mai.
Gli uomini. Cosa faremmo noi senza gli uomini? Sì perché sull’onda delle lotte femministe tendiamo a rivendicare la nostra (effettiva) superiorità, a dire che ce la caviamo benissimo da sole, ad elencare tutta una serie di pregi di cui loro sarebbero privi. Tutto vero, ok. Ma senza i maschi sarebbe una noia mortale. Immaginate un mondo popolato da donne mestruate o in menopausa, ergo incazzate almeno una settimana al mese. Un mondo di virago che si guardano nel culo le une con le altre, competitive al massimo, perfezioniste, pettegole, casiniste. Sì perché noi donne siamo così. Anche quelle che dicono di no. Questione di natura. Gli uomini hanno una leggerezza che noi non possediamo. Più attenti alle cose fondamentali, meno interessati agli orpelli, focalizzati su quei due o tre temi che possono coinvolgerli in conversazioni per ore. Calcio, donne, politica. Semplici. Lineari. Il cervello delle donne è un labirinto con mille opzioni, quello degli uomini è un’autostrada dritta con delle uscite ben segnalate. E non sto dicendo che siamo stupidi, tutt’altro. Spesso invidio la loro capacità a fare gruppo, il loro cameratismo, la linearità del loro pensiero. Cosa faremmo senza gli uomini? Quegli uomini che da secoli cercano di capirci ma non ci riusciranno mai? Quegli uomini che ci sorprendono con la loro dolcezza e i loro abbracci? Quegli uomini che sanno spegnere il cervello quando gli rompiamo le scatole senza fine (e noi donne sappiamo essere delle spaccaballe di livello mondiale)? Ecco io un mondo senza di loro non lo so immaginare. Mi mancherebbero troppo. Sono una di quelle che non ama serate frequenti con le amiche, tra sole donne, perché trovo il confronto tra sessi molto più stimolante. Quindi viva gli uomini. Oggi che leggo essere la loro festa, ma anche tutti gli altri giorni dell’anno. Non cambiate mai, perché ci arrabbiamo ma siete adorabili così come siete ❤️
Non è facile essere sinceri. Ci sono mille occasioni in cui una bugia è la via di fuga più semplice. Quella che toglie l’impiccio di una realtà troppo complessa. Che rinvia la soluzione ad un problema, una discussione, un confronto. Fin da piccoli ci abbiamo provato e tante volte l’abbiamo fatta franca: piccole bugie per sopravvivere. E sia. Poi però si cresce e le bugie diventano più grandi. Soprattutto quelle che diciamo a noi stessi. E lo facciamo tutti, anche senza accorgercene. E se non stiamo attenti, con il tempo diventano così complesse da alterare la nostra percezione del reale. Mentiamo convinti di dire il vero. Prima di non essere sincera pensa che ti tradisci solo tu, canta Irene Grandi, e non c’è frase più vera di questa. La verità è pesante ma rende liberi, le bugie sono leggere ma ci fanno prigionieri. La menzogna ci costringe ad abbassare gli occhi, la verità li fa risplendere. Non mentite mai a voi stessi. Non scegliete la via più facile. Anche se quello che vedete non vi piace per niente. Anzi, proprio per quello. Come potrete cambiare se non sapete dirvi chi siete, quali sono le vostre debolezze, cosa state combinando, che senso ha ciò che fate? Guardatevi allo specchio. Fissi negli occhi. La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Poi andate e conquistate il mondo. Liberi, veri, consapevoli.
Non mi interessa dimostrare meno della mia età. Non mi metto in competizione con chi è più giovane. Non importa se il mio viso mostra i segni del tempo. Quello che voglio è stare bene nei miei anni. Sentirmi in forma e prendermi cura del mio corpo. Essere una donna che porta bene i suoi anni. Tutto qui. Una volta avevo una pelle liscia e il culo alto, eppure ero tremendamente insicura, ipercritica, dubbiosa su tutto. Man mano che il tempo passa, arrivano le rughe, la forza di gravità si fa più intensa, la stanchezza è più palpabile. Ma io divento ogni giorno più consapevole, sicura, forte. Amate il vostro tempo, qualunque esso sia. Rispettate i cambiamenti che ogni età porta con sè. Non correte avanti e non guardate sempre indietro. La bellezza subisce infinite trasformazioni, sia quella esteriore che quella interiore. Ascoltatela. Percepitela. Fatela vostra. Vivetela.
La luna ci ha incantati, ancora una volta. Che fossimo in città, in riva al mare, tra i campi poco importa. Ieri sera abbiamo guardato il cielo e lei era lì, immobile, grande, rossa. Affascinante come sempre, questa volta ha indossato un abito raffinato e noi siamo rimasti a bocca aperta. L’abbiamo poi vista cambiare aspetto, lentamente e ritornare pallida e luminosa come sempre. La luna è un’amica speciale, una di quelle che non vedi spesso ma che se la cerchi ti ascolta, ti consola, ti riempie lo sguardo e il cuore. Quante volte abbiamo sognato seguendo i suoi contorni. Quante ci siamo ritrovati naso all’insù e lacrime agli occhi a sfogare con lei momenti no. Quante abbiamo esclamato “guarda che bella!” in una notte serena in cui lei riempiva la scena del cielo come una prima ballerina. Il sole ci abbaglia, la luna ci coccola. Il sole è troppo grande, forte, indiscusso, la luna è un po’ come noi. Più dimessa, riservata, semplice. Sembra appesa nel cielo per noi che, piccolini, quaggiù corriamo le nostre vite e ci dimentichiamo a volte di respirare. La luna ci osserva senza giudicare e regala la sua bellezza a chi la cerca. Influenza le nostre vite, le maree, i parti, i ritmi della natura, perfino l’umore, i lunatici ne sanno qualche cosa. Vive con noi insomma, anche se è lontana. Ciao luna, grazie per lo spettacolo di ieri sera, ci vediamo presto, tu là, io qui, in un dialogo del cuore che non avrà mai fine.
Innamorata. Come un’adolescente. Come quando riempivo il mio diario di cuoricini, foto, adesivi, scritte e diventava così alto da doverlo chiudere poi con un nastro. Come quando batteva forte forte il cuore se incrociavo il suo sguardo all’intervallo o se mi diceva “ciao”. Innamorata come solo nei primi amori si può essere, in quel misto di paura ed emozione che riempie anima, cervello, pensieri. La voglia di stare sempre insieme, di condividere ogni istante. Di nuovo. Innamorata di chi amo da più di vent’anni. Dell’uomo che mi sta accanto, con cui ho costruito una famiglia, con cui divido letto, bagno, televisore, armadi. E non sono cose da poco. Di lui, che ormai davo un po’ per scontato, come tanti gesti quotidiani che la routine rende banali. Bacio. Buongiorno. Ti voglio bene. Notte. Innamorata. Di nuovo. Senza un perché. O forse perché con il tempo realizzi davvero chi hai vicino, di quale pasta è fatto, cosa avete costruito, chi siete insieme. E capisci che tutto ciò che hai realizzato in più di metà della tua vita lo hai fatto con lui accanto. Che se sei quella che sei è perché c’era lui. Perché l’amore ci cambia. Per forza. L’amore è un passo a due di ballerini che devono per forza conoscere i movimenti dell’altro e adeguare i propri di conseguenza per dare origine ad una danza armonica. Senza pestarsi i piedi. Lasciando il giusto spazio e a volte stringendosi senza respiro, come in un tango infuocato. Così noi danziamo insieme e io non sono più la stessa, e tu non sei più lo stesso. Ma mi piace cosa sono io e cosa sei tu. E mi piace soprattutto cosa siamo noi. Così mi sono trovata pazzamente innamorata di te. Guardarti e pensare “ma quanto è figo”. Sentire il batticuore se cammini accanto a me. Scriverti messaggini e nasconderli nell’agenda del lavoro. Pensare a te. Spesso. A lungo. Ancora. Dopo una vita insieme. Gelosa pure, ma senza darlo a vedere che mi prendi in giro. Innamorata. Di nuovo. Oggi mi sento una ragazzina e, forse, nel mio cuore, davvero lo sono.
Non so nulla di lui. Nulla più di quello che so di tanti statisti, uomini politici, imprenditori del passato, di cui ho letto nei libri di scuola. Notizie, azioni, frasi che hanno reso il suo passaggio in questa terra speciale e pertanto degno di essere conosciuto e ricordato. Al di là delle valutazioni, positive o negative che siano. Sergio Marchionne è questo, l’auto, la Fiat, la Ferrari. Eppure, in questi giorni, la parabola velocissima della sua malattia mi ha fatto pensare ad altro. Alla rapidità in cui tutto può cambiare. Alla fragilità del nostro essere umani. Ai tanti, troppi progetti rimandati al futuro. All’importanza di dare un senso alla propria vita, di lottare per i propri sogni, di non sedersi mai, di non trascurare ciò che riteniamo importante davvero. Ognuno di noi ha priorità differenti. Lavoro, affetti, denaro. Poco importa. L’importante è che, sdraiati in quel letto, poco prima di chiudere gli occhi, sentiamo di aver detto qualche cosa in questa vita, di aver camminato nel mondo come volevamo noi, di non aver lasciato nulla di intentato. Perché gli attori del film della nostra esistenza siamo solo noi, liberi di decidere anche sceneggiature, costumi, musiche. Solo il finale è un’incognita ma, se avremo costruito bene, sarà la degna conclusione di un film da Oscar.