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cricolli

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Ti amo. Ti odio.

Ti amo. Anche se dovrei odiarti.

Sì, odiarti, disprezzarti, maledirti.

Perchè mi hai tradito.

Hai preso la nostra vita insieme, ne hai fatto un sacco e l’hai buttata via, lavandoti poi con cura le mani perchè non ti restasse addosso neanche l’odore. Mi hai detto di andarmene perchè non mi amavi più, perchè da troppo tempo le nostre vite avevano preso strade diverse, perchè non ci capivamo più.

Invece io ti amavo ancora. Invece per me stavamo correndo sullo stesso rettilineo. Invece io ti capivo benissimo. Capivo che avevi voglia di altro, di evadere, di rompere quella routine che a un certo punto si appropria dei rapporti e come un tarlo li mina nel profondo. Questo lo capivo ed ero pronta a lasciarti più libero, a inventarmi nuove avventure da affrontare insieme, a cambiare casa se tu lo avessi voluto, a farmi crescere i capelli, a colorare il nostro mondo che da un giorno all’altro sembrava diventato in bianco e nero. Capivo. Ero pronta a tutto. Non a essere lasciata, però. Per un’altra. Per una storia che mi sembrava pazzesca. Per qualcuno che improvvisamente ti aveva portato via da me.

Mi hai fatto impazzire. L’idea che tu fossi di un’altra, che lei percorresse con le sue mani il tuo corpo che era il mio fino a ieri. Che le dicessi che la amavi, che volevi stare con lei. Che io ero il passato e lei il futuro. Che non ero più nulla per te, mentre tu eri tutto per me.

Ho smesso di respirare per giorni. E ho giurato e spergiurato che saresti per sempre uscito dalla mia vita. Ho cercato di cancellare tutti i segni esteriori della nostra storia, di nasconderli, di rinnegarli. Ho evitato il tuo sguardo, le tue parole, i tuoi messaggi. Ero sicura di odiarti, sì, quanto mi eri odioso, con quel tuo modo di fare, con quella tua presunzione, con quella tua dannata bellezza il cui ricordo non mi faceva dormire.

Ma.

Ma l’amore ci frega. Più lo allontani più lui penetra nel profondo.

Sei tornato e mi hai detto ricominciamo. Ho detto no. E’ bastato uno sguardo e sono stata tua di nuovo. Non ho mai smesso di esserlo. Ho lottato. Sì, lottato con me stessa. Ricordando la dignità, l’orgoglio, i consigli degli amici. Mi sono guardata allo specchio e ho detto, no no. Poi ti ho guardato e ho detto sì sì.

Perchè ti amo. Anche se dovrei odiarti.

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Correre e rincorrere

Arriva quel giorno in cui ti senti stanca di cercare. Gli altri intendo. Lo hai fatto per una vita, per colmare quel vuoto che ogni tanto ti assale, per avere un confronto e un conforto, per cercare di unire, condividere, parlare. Hai messaggiato e aspettato ore, giorni, una risposta. E quando la risposta è arrivata, troppo spesso aveva il peso di una piuma, di un contentino distratto, di una faccina sorridente pescata a caso tra le emoticon. Hai telefonato senza successo e mai che qualcuno si degnasse di richiamare. Tutti troppo presi. Troppo impegnati. Non così é stato quando avevano bisogno, ma questa è una storia vecchia come il mondo e tu non sei una che si piange addosso. E sei anche una testarda. Che ci prova e riprova, a far capire che i rapporti non sono una foto taggata sui social o una serata insieme. Che ci vuole impegno e costanza, interesse e desiderio, come in tutte le cose. E tu sei stanca di mettercelo solo tu, sto impegno, sta costanza, sto interesse e desiderio. O comunque di avere questa sgradevole sensazione. Sí sei davvero stanca e delusa. E allora meglio un buon libro, ottima musica, la compagnia di quelle due o tre persone che davvero ci sono sempre, il mare, il sole, Il cielo. Perché correre ti piace, e tanto. Rincorrere anche no grazie.

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Mi manchi

Mi manchi. In questa serata afosa, immobile, silenziosa. Che poi troppo immobile e silenziosa non è perchè intorno a me ci sono turisti che comperano il gelato, bambini che fanno i capricci perchè vogliono l’ennesima paletta, canzoni dal ritmo latino che escono dai locali, ragazzini in piena tempesta ormonale. Eppure per me è solo rumore senza senso. E quando qualche cosa non ha senso non lo sentiamo neppure. Avete presente quando siete sul tram o in metro nell’ora di punta ma siete talmente concentrati sui pensieri del lavoro o sulle grane familiari da non avvertire nulla? Ecco. Stasera è così. Mi manchi. Non sono qui. In questo posto bellissimo. Sono lì, accanto a te. La testa appoggiata sulla spalla, la televisione accesa, tu che sonnecchi da una parte e io dall’altra. Bè tu russi, a dire il vero, non sonnecchi. E se sei sveglio fai zapping e mi fai arrabbiare. Mi manchi. Che poi se fossi qui con me farei esattamente le stesse cose, gli stessi giri. Solo li farei con te accanto. E sarebbe infinitamente più divertente. Perchè, sai, io posso benissimo vivere senza di te. La mia esistenza mi soddisfa, il mio lavoro, le mie passioni, la mia voglia di fare. Se tu non ci sei tutto procede comunque, so pure piantare chiodi, aggiustare la spina del folletto se si rompe, arrangiarmi con le mille formalità del quotidiano. Però con te tutto assume un senso profondo. Noi, insieme, siamo questo senso profondo. Ed è per questo che stasera, davvero, mi manchi.

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Intesa intellettuale

Mi piace il tuo modo di pensare.

Adoro la tua intelligenza.

L’intesa tra due cervelli è ciò che mi interessa veramente.

Ora, a meno che non abbiate 16 anni e siate fan sfegatate di Uomini e Donne, direi che frasi del genere dovrebbero farvi perlomeno sorridere. Soprattutto se pronunciate al primo incontro, gli occhi negli occhi di uno con cui la conversazione si è finora basata su Che bevi? Da dove vieni? Che fai? Eppure lui spergiura che non gli interessa il vostro aspetto, vuole instaurare un serio rapporto di complicità, poi si vedrà.

Perché sono ancora tanti gli uomini che pensano di intortarci con sta storia. E tantissime quelle che, il giorno dopo, messaggiano all’amica “è diverso! Non mi vuole portare a letto! Vuole solo venire per musei con me!”

Ecco. Chiariamo.

L’intesa tra uomo e donna scatta in prima battuta per una serie di motivi: aspetto fisico, simpatia, interessi comuni. Ed è evidente che a moltissimi non preme solo portarci a letto, ma si cerchi una complicità che renda migliore la vita. Mica sono tutti come quel mio amico di gioventù, che comperava dieci gettoni telefonici e faceva un giro di chiamate del tenore “me la dai? Ah ok ciao” finché non trovava quella che rispondeva sì. Per carità. Però scordatevi che il fine ultimo non sia quello. Di far goal. È questione naturale. Primordiale. Elementare. E per questo diffidate di chi cerca di strapparvela con tante lusinghe intellettuali. Che peraltro ai giorni nostri offendono pure un po’. Lo so anche io che ho un cervello, che sono una donna preparata, che posso benissimo rivestire un incarico una volta appannaggio solo maschile. C’è stata la rivoluzione sessuale, il ‘68, e mille battaglie vinte, per cui non vedo perché tu debba cercare di portarmi a letto con sti trucchetti. Mica io faccio lo stesso. No no.

Per cui meno ipocrisia. E noi donne smettiamo di credere a frasi che possono fare davvero male. Perché se dopo un po’ di corteggiamento intellettuale non la sganciamo “Eh, sai” ti diranno, “l’intesa sessuale é fondamentale per me. E se non scatta, non scatta”. E ciao moneta.

Poi è evidente che, nei rapporti veri, importanti, che insomma durano più di un mese, se non hai nulla da dirti non c’è storia. E che davvero il dialogo a quel punto diventa un ulteriore strumenti di intesa nell’intimità. Ma il maschio resta maschio, ricordatevelo. Che dimenticarlo significa prendere amare delusioni. E da questo, purtroppo, nessuna rivoluzione sessuale ci salverà.

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Coerentemente autoironici

Coerenza, Rispetto, Ironia.

Basterebbe questo e tutto sarebbe più facile.

Coerenza nelle scelte. Perché non si può avere tutto e piacere a tutti. No no. Decidere non è semplice e state sicuri che perderete qualche cosa, qualunque strada prendiate. Secca, lo so. Ma non si può cambiare bandiera e pensiero ad ogni soffio di vento. Dire tutto e il contrario di tutto. Adattarsi sempre al miglior offerente e rinnegare quanto affermato il giorno prima. Non nel mio mondo almeno. Coerenza perché siamo persone e abbiamo una dignità.

Coerenza perché la vita merita un disegno, impressionista, informale, cubista, naïf: non importa la stile ma trovate il vostro e difendetelo.

Coerenza perché gli altri meritano il nostro rispetto e fare il saltimbanco dei sentimenti non è corretto, mai.

Eccolo qui il rispetto.

Di noi stessi, prima di tutto. Del nostro corpo, della nostra anima, di questa vita che ci è stata regalata senza che lo chiedessimo e che merita di essere vissuta al meglio. Senza se e senza ma, senza fuggire davanti alle responsabilità, senza buttarsi via per un amore finito, per una delusione professionale, per un insieme di ragioni che nulla valgono di fronte alla potenza di un’esistenza da assaporare fino in fondo.

Rispetto degli altri, totale. Perché ferire una persona è facile come respirare ed è un atto senza scuse, soprattutto se deliberato. Perché siamo liberi, di parlare, di scrivere, di vivere come vogliamo ma ricordiamo sempre il banale principio per cui la mia libertà finisce dove inizia la tua. Ricordatevelo sempre. Perché far marcia indietro è difficile e i vasi rotti si aggiustano, le anime no.

Ironia. Anzi, autoironia.

Prendersi troppo sul serio è controproducente, affrontare le situazioni senza un pizzico di leggerezza aumenta il rischio del fallimento, essere persone tutte d’un pezzo raramente paga. Imparate a sorridere dei vostri sbagli, a sminuire le situazioni troppo pesanti, ad accettare le vostre imperfezioni e a riderci su. Che non vuol dire superficialità. Anzi. Proprio il contrario. Vuol dire comprendere la profondità delle cose e capire che non siamo invincibili, che sbagliamo e tanto, noi come gli altri, che puntare il dito non serve a risolvere i problemi e ci rende giudici non richiesti.

Coerenti con rispetto e autoironia. Si può. Si deve.

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Destino

Stai lì, attonita. La forchetta in mano con sopra qualche chicco di riso e nell’altra il telecomando con cui hai appena sintonizzato sul tg.

Deve esserci uno sbaglio. Non può essere il notiziario questo. Deve essere un film, uno di quelli con gli effetti speciali, elicotteri che cadono, auto che carambolano sulle strade, ponti che crollano, urla in sottofondo.

E invece no. È tutto vero.

E il pensiero corre veloce a quella stessa sensazione di incredulità che ti aveva colto nel 2001, l’11 settembre.

Non può essere vero, solo al cinema succede, e a volte neanche lí. Come può essere? Che mentre viaggi con la tua auto il ponte ti si sgretoli sotto? O che tu lo veda frantumarsi davanti a te mentre molli la macchina e corri indietro. Così come non pareva vero che aerei potessero schiantarsi contro grattacieli nel centro di una città.

Attentati, incuria, fatalità. Le cause verranno analizzate da chi deve farlo. Ma sempre più spesso la realtà supera la fiction, in tragedie che lasciano così, a bocca aperta. Che ci fanno arrabbiare, inorridire, riflettere, spaventare. Perché tutti noi potevamo essere su quelle auto, in quei grattacieli, in quelle strade. E questi dolori sono anche i nostri, ci devastano dentro, perché noi siamo solo stati più fortunati e le Moire sono sempre al lavoro, nel loro tessere i destini, incrociarli, reciderli al momento stabilito.

Attonita. La forchetta in mano.

Un pensiero.

Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie.

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Sono solo una donna

Sono solo una donna.

Una di quelle che si innamora di una frase sussurrata nell’orecchio, di un messaggio inaspettato, di un bacio improvviso.

Una di quelle che piange sotto la doccia e se poi le chiedono perché ha gli occhi rossi, dà la colpa al sapone o alle lenti a contatto.

Una di quelle che prova delusioni enormi, ogni volta, anche se aveva passato ore a ripetersi di stare attenta, di non farsi coinvolgere troppo, di non fidarsi mai del tutto.

Una di quelle che ci mette il cuore, sempre e comunque. Altrimenti non ne vale la pena. In amore, nel lavoro, in amicizia, perfino in palestra.

Una di quelle che davanti allo specchio vede solo i difetti e impara a fatica ad accettarli. Che sogna di essere bella, bellissima, come le dive dei film, con quei vestiti splendidi, il trucco perfetto, i capelli di seta. Magari, in un’altra vita.

Una di quelle che le giornate durano venti ore e per sè riesce a ritagliarsi al massimo dieci minuti. Sempre di corsa, l’agenda troppo piena e la mente che non si ferma mai. Neppure nel sonno.

Una di quelle con la voglia di essere in qualche modo speciale, anche solo per una persona. Di lasciare una traccia del suo passaggio in questo mondo. Di riempire le giornate e i momenti di un senso profondo, quello che prova dentro, ma che spesso fatica ad uscire.

Una donna come tante. Un puntino piccolo in un universo immenso. Ma con un cuore grande, che batte di emozioni forti, che non si rassegna ai sentimenti pallidi ma vuole l’adrenalina dei brividi lungo la schiena.

Sono solo una donna. Sensibile, insicura, passionale, instancabile, coraggiosa. Orgogliosamente, una donna.

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Genitori e figli

A metà strada. Genitore e figlio allo stesso tempo. Arriva quel momento in cui i figli non sono più solo dei bimbi da cambiare, nutrire, educare, ma adolescenti con cui relazionarti. Un momento in cui incredibilmente ti paiono chiare tutta una serie di dinamiche che hanno tormentato la tua vita di figlio.

Incomprensione, incomunicabilità, difficoltà di viaggiare allo stesso ritmo, ribellione, voglia di affermazione. Sì perché ora le vedi dall’altra parte, quella parte che ti sembrava così lontana e che ora è tua.

E nello stesso tempo guardi i tuoi genitori, che sono sempre gli stessi, ma ne scorgi ora aspetti nuovi. Scorgi le debolezze ma le capisci, valuti i limiti e li associ ai tuoi, conosci i pregi, che non sono atti più dovuti e scontati, ma virtù da rispettare.

Ti fermi in mezzo e li guardi. I tuoi figli. I tuoi genitori. Appartieni a entrambi. Sei entrambi.

E per quanto difficile e complesso sia essere un genitore, e anche un figlio, sei affascinata da questo gioco di generazioni. Speri di non fare gli stessi errori che forse hanno fatto i tuoi, ma sei sicura che ne farai altri. Come tutti. E pensi che sei diventata grande e discretamente equilibrata nonostante e grazie a quegli sbagli, per cui lo stesso faranno i tuoi figli.

O almeno ti auguri. Che di certo non c’è nulla tranne il passato. Il presente e il futuro ce li giochiamo ogni giorno, senza paura, senza remore.

Genitori e figli. Insieme. In questa avventura senza sconti che è la vita.

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San Lorenzo

Desiderate forte stanotte. Sia che vediate le stelle, sia che facciate finta, come faccio io, che non ne becco mai una ma quando mi chiedono “hai visto quella là?” rispondo sempre “siiii! Bellissima”. E per non sbagliare esprimo tonnellate di desideri. L’ho sempre fatto. Poi non è che si siano avverati, ma volete mettere la magia di una serata in cui potete sognare alla grande? Per me già questo è un desiderio che si avvera. Stare lì, a naso all’insù, e scrutare la bellezza del cielo. Camminare tra le stelle. Unirle e creare nuove figure. Magia pura. Desiderate forte stasera. Osate. Puntate in alto. Perché i desideri sono il motore della nostra vita, quella forza interiore che ci spinge avanti, alla continua ricerca di qualche cosa. Anche se non si avverano. Anzi, forse proprio perché non si avverano…

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L’uomo che ci piace

E’ inutile che vi affannate. L’uomo tosto, quello che vi tiene sulla corda, quello che vuole sempre dire la sua, quello che mmmm che nervi, ecco quello è quello che ci piace. Per cui facciamo follie e siamo pronte a ribaltare il mondo. Anche se non lo ammetteremo mai, ovvio.
Capita che ci imbattiamo nel tipo carino, dolce, tenero, remissivo, che ci dice sempre sì, che ci fa fare tutto quello che vogliamo, che diventa vegano se noi lo siamo, che comincia ad amare il mare che aveva odiato fino al giorno prima solo per compiacerci, che si mette a zerbino e ci fa sentire delle regine. Capita.
E i primi tempi, uau. Non ci sembra vero. Diventiamo pure più capricciose delle sorelle di Cenerentola e ci sentiamo sulla luna. Powerful women. E lui sempre più adorante.
Ma, dopo un po’, è quasi inevitabile che iniziamo ad annoiarci. Noi, intendo. Quelle fatte male come me. Tutto troppo facile, troppo scontato. E dopo che lo abbiamo girato e rigirato, ci siamo fatte coccolare in ogni modo, lavare la schiena, pettinare i capelli, portare le borse dello shopping tipo Pretty Woman, lo guardiamo e capiamo che era senso di potere e non amore.
Lui ovviamente ci resta malissimo e ci odierà per il resto della sua vita, rafforzando in sè il Teorema di Marco Ferradini. Noi ci sentiremo un po’ stronze ma libere, che prima di avere una compagnia così preferiamo un cane: fedele, affettuoso, al massimo della gioia se gli lanci una palla e lo porti a fare la pipì.
Ecco, capita, ma è una vana illusione.
A noi piace quello che ci fa penare, che ci tiene sulla corda. Con le palle insomma. Non certo violento, no, ovvio, quello è patologico. Ci piace quello che decide. Dalla cena alla vacanza. Con cui litigare perchè la decisione non ci aggrada, ma che decide, caspita. E di sti tempi uno che prende una posizione è una rarità. Non so voi, ma a me uno che mi dice “fai tu”, “come va a te a me va bene”, già mi sembra che mi prenda un po’ per i fondelli.
Insieme. Decidiamo insieme. Litighiamo insieme. Facciamo l’amore insieme. In quel gioco di equilibri in continua ridefinizione che rende una relazione viva e stimolante. Il resto, bè, tutto il resto, è noia.
equilibrio