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cricolli

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40, maledetti 40

40 anni e non sentirli. Fosse facile. Per noi donne, i 40 sono un passaggio difficile, pieno di incognite e nuove prospettive. Il fisico dá segnali, e non sempre ci piacciono: le rughe, la stanchezza, quei rotolini che si appoggiano lì, anche a quelle che sono sempre state secche e fiere del loro “mangio e non ingrasso”. Per non parlare di tutto il turbinio che avviene nel cervello. Uno tsunami in confronto è un temporale estivo. Ci svegliamo stanche di tutto e di tutti, con la voglia di fare, fare, fare, con la sensazione fastidiosa che stiamo perdendo tempo in una vita piatta, monotona, sempre uguale. Che noia, che barba. Se abbiamo figli, rivendichiamo il tempo per noi stesse, visto che abbiamo passato anni tra pannolini, pappe, vomitini e giri dalla pediatra un giorno sì e uno anche. Se non ne abbiamo ma ne desideriamo, siamo assatanate e inquiete, con l’orologio biologico che urla “manca poco, sbrigati!”. Se non ne vogliamo sapere, ci iscriviamo a tremila corsi per imparare più cose possibili, non manchiamo una mostra o un film, perché dobbiamo essere sempre sul pezzo, aggiornate, attente, perché la società ci vuole multitasking sempre e comunque. Insomma, un casino sti quaranta. Per non parlare di quelle che si mettono in gara con le ventenni, gara stupida in verità, che i vent’anni non tornano ed è solo una gran fatica. E allora si cominciano i giri dal chirurgo estetico, anche quelle che proclamavano “ah, io, mai! Amo le mie rughe!”, si passano pomeriggi in palestra, sfinite ma senza ammetterlo, si provano tutte le diete, paleo, vegan, cheto, e chi più ne ha più ne metta. I 40 ci turbano care mie, almeno i primi due o tre anni. Poi passa. E tutto diventa più relativo. Ci si assesta, o almeno così dovrebbe essere. Perché la gara contro il tempo ha la sola conseguenza di renderci acide, nervose, scontente, decisamente nevrotiche. E tutto questo ahimè fa venire più rughe di una sana risata di fronte ai pantaloni che non si chiudono o alle occhiaie tipo panda che una volta non avevamo. Vogliatevi bene, amiche mie. Ogni età ha la sua bellezza: assaporatela fino in fondo e guardate avanti, mai indietro.

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Silenzio

Ci sono giorni che chiedono solo il silenzio, rotto al massimo da un bel vinile che gira sul piatto riempiendo le pareti della nostra musica preferita. Si parla troppo in questo mondo e si ascolta sempre meno. Si scrive tanto, tantissimo, e si legge poco. In primo piano, vogliamo il nostro viso e il nostro corpo sulle copertine dei giornali e nelle home dei social, ma non ci accorgiamo degli scatti meravigliosi che ci regalano i nostri occhi ogni giorno. Sono giorni dedicati all’apparire e sempre meno all’essere, quando invece sarebbe splendido che essere e apparire andassero a braccetto, in una coerenza che è sincerità. Ascoltate chi vi parla e soprattutto chi non lo fa, chi cerca uno spunto nei vostri occhi, chi ha bisogno di voi ma non ve lo dirà mai. Dedicate tempo al silenzio e guardatevi dentro. Quante volte ci mentiamo per paura della verità? Quante volte ci immergiamo nel rumore per non sentire la voce dentro di noi? Quante volte intasiamo l’agenda di impegni per non fermarci a pensare? Conoscere se stessi e interrogarsi senza paura, nel silenzio di una domenica di pioggia, è il punto di partenza per una vita vissuta pienamente.

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Le donne non si arrendono

Le donne non si arrendono facilmente. Hanno in sè una forza ancestrale, che le porta a resistere, a rialzarsi mille volte, a piangere mari di lacrime e a trovare sempre la forza per un sorriso.

Le donne amano prima con la testa e poi con il corpo. Non illudetevi di possedere una donna solo perchè l’avete portata a letto: è la sua mente che dovete conquistare, non i suoi occhi.

Le donne danno tutto ma sanno anche riprenderselo con gli interessi. Non ingannate una donna, perchè quando se ne accorgerà sperimenterete davvero di cosa sia capace la mente femminile.

Le donne camminano su questa terra indossando i vestiti più diversi, mamme, mogli, compagne, amanti, ma soprattutto donne, complesse e incomprensibili, talentuose e imprevedibili, sorprendenti nel loro passare dal broncio al sorriso nello spazio di un clic.

Le donne. Come non amarle? Impossibile. Su di vertiginoso paio di tacchi 12 o a piedi nudi riempiono l’aria con il loro profumo, il vento con le loro parole, la vita con la loro energia.

donne

Una nuova me

Ho imparato ad accettare i miei difetti senza rassegnarmi a cercare di migliorare ogni giorno.
Ho imparato che ogni età ha la sua bellezza e che le rughe sono lo specchio delle nostre emozioni.
Ho imparato a rialzarmi ogni volta che cado e a chiedere aiuto prima di tutto a me stessa.
Ho imparato ad amare la natura e la bellezza del creato, meravigliandomi di fronte ad essa come un bambino che ha appena iniziato a camminare.
Ho imparato che non si finisce mai di imparare e che la cultura è una ricchezza che vale più di qualsiasi conto in banca.
Ho imparato a salire sui treni che mi passano davanti, senza farmi troppe domande, perchè nella vita…only the brave…
Ho imparato che mens sana in corpore sano è il mio vademecum esistenziale e che l’allenamento di corpo e anima vanno di pari passo.
Ho imparato tante cose ma non so nulla in fondo. So di non sapere e questo mi spinge a voler conoscere, conoscere e ancora conoscere.
A 44 anni forse sono meno tacco 12 e più riflessiva.Una nuova Colli. CC. La Colli Cultura.
Ma poi mi scappa da ridere…perchè l’autoironia è un’altra componente fondamentale di ciò che sono.
Se vi va seguitemi. Non prometto niente, solo tanta sincerità 😉

 

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Cicatrici

Giorni in cui sanguina il cuore. Un’emorragia lenta, che non riesci a fermare. La combatti con la musica a palla. Con i libri che più ami. Con il sudore della ghisa. Ma continua a bruciare. Pian piano il sangue si fermerà e resterà la cicatrice. Un tatuaggio che non hai cercato nè voluto. Ma che sarà lì a ricordarti che certi dolori ci cambiano per sempre.

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Donne

Le donne. Una vita che parlo di donne e ancora non le ho capite. Forse perchè, prima di tutto, fatico a capirmi e questo rende l’impresa alquanto ardua. D’altra parte, quale donna si capisce fino in fondo? Quale è così sicura di se stessa da non avere dubbi sul suo essere e il suo apparire? Le donne, per come le conosco, sono instabili, volubili, sensibili. Le donne sanno essere di una perfidia inimmaginabile per un uomo, sono figlie di Medea, vendicative e inarrestabili. Le donne sono però anche deboli, indifese, e quando amano…eh, quando amano, non esiste altro. Amano con la testa prima che con il corpo, si danno senza remore, rivoluzionano tempi e situazioni, ridisegnano il futuro. E poi piangono. Ma quanto piangono le donne? Di rabbia, di dolore, di frustrazione, di disperazione. Piangono così tante lacrime, da pensare che il corpo femminile ne abbia in dotazione più di quello maschile. Piangono e poi si rialzano. Una, due, tre, dieci, venti volte. Si vestono, si truccano, indossano un paio di tacchi e ripartono alla conquista del mondo. Le donne sono il miracolo della vita, misteriose e pericolose allo stesso tempo, madri, mogli, compagne, figlie, mille ruoli, un solo cuore. Grande. Noi, le donne.

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Invecchiare

Invecchiare è forse anche questo. Scoprirti disillusa, sí proprio tu che fantasticavi più di chiunque altro. Perdere un po’ di fiducia nel prossimo, quando una volta ti aprivi al mondo totalmente, senza remore. Cogliere la realtà delle cose più velocemente, nel suo aspetto più crudo, mentre prima ti crogiolavi nella superficie coccolosa delle situazioni. Invecchiare non è questione di rughe sul volto. No. Quelle raccontano la nostra storia e hanno il loro fascino. Invecchiare è una questione di rughe sul cuore, tagli profondi che rendono il battito meno veloce, più riflessivo, quando invece era così tonificante sentirlo palpitare per ogni emozione, tum tum tum. Invecchiare é diventare saggi, dicono. Bè, ridatemi la mia stolta gioventù.

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Dylan

Dylan era come Fonzie, Maverick, Mayo. Uno di quelli che hanno nutrito l’immaginario di noi ragazzine sognatrici. Avevo il poster in camera, lui, bello, il giubbotto di pelle, il ciuffo alla James Dean, lo sguardo serio, velato di tristezza. E Beverly Hills era l’appuntamento fisso per noi ragazzine degli anni 90, che non avevamo Instagram, Facebook, Netflix. Ma c’erano Brenda, Brandon (che fantasia sti nomi per due gemelli…), Donna, Kelly, che ci facevano sognare ed erano amici da imitare. “È morto Dylan” ho detto a mio marito. “Ma chi era Dylan?” Mi ha chiesto mio figlio. “Come chi era Dylan? Era Dylan” gli ho risposto. Quel pezzo di adolescenza tra i primi baci e le Smemo piene di scritti e adesivi, il chiodo e le felpe della Best Company. Bello, dannato, mitico. No, Dylan non è morto. Quelli come lui non muoiono. Vivono per sempre nel cuore delle ragazzine che li hanno amati.

#lukeperry #dylan

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Lei

Era una di quelle donne che sembrava non avere bisogno di niente e di nessuno, una di quelle che erano state abituate a non chiedere e a dare senza un perchè.

Era una di quelle pericolose, perchè sapevano farti innamorare senza volerlo e tu ti ritrovavi con il cuore spezzato senza aver neanche guadagnato un bacio.

Era una di quelle con tanti pensieri, troppi, che le invadevano l’anima e la portavano lontano, mentre tu cercavi di afferrarla.

Era una come tante, di una bellezza comune, eppure, suo malgrado, riusciva sempre ad attirare l’attenzione su di sè.

Era lei. Fragile, sensibile, irrisolta.

Lei, una donna.

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Attesa

Stiamo dimenticando il valore dell’attesa. Vogliamo tutto subito e non abbiamo più la pazienza di aspettare. Tralasciamo lavori, impegni, perfino persone, perché dobbiamo andare, fare, disfare. Mai fermi. E perdiamo la forza dell’attesa, fatta di sospensione, fantasia, riflessione. C’è, infatti, tra la premessa e la realizzazione uno spazio vuoto in cui possiamo scoprire l’essenza di ciò che sta per succedere. Ma noi non abbiamo tempo. Lo fagocitiamo. E non guardiamo la pianta crescere, vogliamo solo il frutto, ora, subito. Peccato.