E alla fine mi sono innamorata di te, che non solo non mi ami, ma neppure ti accorgi che cammino in questa terra. Che non mi vedi e non mi senti, mentre io ho solo te negli occhi e cerco ogni minimo segnale di te intorno a me. Mi basta così poco per provare un brivido, l’eco della tua voce, la tua sagoma da lontano, il tuo nome scritto nella rubrica del cellulare. Succede così spesso che perdiamo la testa per chi non ci vuole. Iniziamo all’asilo, quando ci piace il bambino che tira le trecce alla nostra amica e mai, mai, a noi. A scuola, quando riempiamo il diario di cuoricini per il tipetto adorato da tutte, che va con tutte, tranne che con noi. Da grandi, quando riusciamo sempre ad individuare con precisione matematica l’essere di sesso maschile, che ci farà soffrire con la sua totale indifferenza. Un po’ come, guardando una vetrina piena di scarpe con il tacco, impazziamo sempre per quelle troppo care e fuori budget. Proprio così. Il mondo è pieno zeppo di uomini, alti, bassi, ricci, lisci, giovani, vecchi, dalla pelle scura, dagli occhi a mandorla, insomma tantissimi. E noi attiriamo quelli che non ci garbano e rincorriamo quelli che ci schifano. Ma io voglio dire? Nel 2018 dotarci di un microchip che ci dia una scossa tipo teser se solo tentiamo di provare un sentimento di qualsiasi tipo per uno che ci fregherà per mesi, no? Non sarebbe un’idea? Già. Ma poi che scriveremmo sui nostri diari? Nei romanzi? E i film d’amore? Scomparsi. Non parliamo della poesia. Che l’amore più cantato è quello non corrisposto, quello travagliato, quello che ci fa incazzare insomma. E allora mi sa che dovrò rassegnarmi a guardarti da lontano e a sospirare, in attesa che arrivi qualcuno che mi prenda e mi porti via. E a quel punto ti accorgerai di me. Lo so. Perché l’amore è imprevedibile, non chiede permesso, stravolge i tempi, distribuisce gioie e dolori qua e là. L’amore è. Punto.
Meravigliosa