La natura ci insegna che siamo piccoli. Un semplice componente di un ingranaggio infinitamente più grande. E che tutto il nostro affannarci, per quanto importante, sia una goccia in un oceano. È quello che ho pensato oggi attraversando il Sequoia National Park, toccando gli alberi più grandi della terra, passeggiando a naso all’insù. Più volte mi è sembrato che questi tronchi si animassero, come nelle fiabe, come nel Signore degli Anelli, e con una voce profonda mi raccontassero della loro storia, lunga 3-4 mila anni, di come dall’alto delle loro chiome vedano il mondo cambiare e gli uomini affannarsi per mille cose. Spesso inutili. Loro, che non temono il fuoco, il vento, gli uragani, le malattie. Vecchi vecchissimi. Eppure così solidi da comunicarti un senso totale di sicurezza, di fiducia, a dire che la terra ha tanto da raccontarci e dobbiamo solo sederci e ascoltare ogni tanto. Spegnere tutto e ammirarla. Relativizzare e smettere di pensare che tutto dipenda da noi. Chiudere gli occhi, in silenzio. Come ho fatto io oggi. Piccola piccola, appoggiata a un pezzo di legno, le mani contro la corteccia. Di fronte a un cerbiatto che brucava. Semplicemente felice