Non comunichiamo. Non ci capiamo. In una società piena di parole, suoni, post, tweet, chat spesso non riusciamo a far comprendere all’altro ciò che proviamo o pensiamo. È un grande problema. Eppure basterebbe usare lo stesso codice. A scuola ci hanno insegnato che alla base della comunicazione ci sia l’uso di un codice, ovvero di un insieme di segni (parole) che siamo comprese da chi parla e da chi ascolta. Ecco. Noi spesso parliamo una lingua che l’altro non capisce. O non vuole capire. E non perché è straniero. No no. Perché è su un’altra linea d’onda. È straniero di pensiero. Ecco perché ho scelto di scrivere di sentimenti, passioni, vita quotidiana. E di farlo in un linguaggio immediato, diretto, colloquiale. Sui social come nei miei libri. Perché lo so che non è letteratura alta, che dovrei soffermarmi a descrivere, a tracciare tipi psicologici, a narrare vicende con un tono più aulico, letterario. Lo so che il mio blog è leggero e senza pretese, che non è certo un saggio di filosofia o di antropologia o di storia locale, come quelli che pure ho scritto. Che oggi mi sono pure sentita inadeguata per questo, perché tu puoi scrivere meglio, puoi arrivare più in alto. Lo so. Ma io voglio parlare a te. E a te. E anche a te. E voglio farlo in modo diretto e senza peli sulla lingua. Voglio farlo senza sconti. Senza figure retoriche altisonanti. Sì, così. Perché voglio che tu capisca. Che vale la pena. Che la vita è dura ma non c’è nulla di più bello. Che volersi bene è una scelta. Che l’amore è il motore di tutte le cose, quell’Amor c’ha nullo amato amor perdona, per dirla con Dante. Che si deve lottare per raggiungere i propri sogni e che nessuno ti regala niente. Voglio dirti cose semplici, così semplici che ce le dimentichiamo. Come mi ha insegnato mio papà, che, dirigente d’azienda a livello internazionale, parlava in dialetto ai suoi dipendenti. Perché era il veicolo più diretto e perché così si capivano alla perfezione. I paroloni sono spesso vuoti e i grandi capolavori contemporanei sono letti e compresi da pochi. Io voglio regalarti parole piccole ma piene, che ti penetrino nel cuore e ti spingano all’azione, parole semplici che puoi donare ad altri. Per comunicare con altri. Per capirsi meglio. Ti dono questo. La mia mano. Il mio cuore. La mia anima. Semplicemente.