Ho 42 anni. Quando mia madre aveva la mia età io ne avevo 17 ed ero convinta che non capisse nulla di me, del mio mondo, di ciò che volevo nella vita. Pensavo che vivesse una vita parallela alla mia e che, fuori dalla mia stanza e dalle pagine della mia Smemo che scoppiava di emozioni, lei e tutti gli adulti fossero troppo lontani da me per potermi ascoltare. Lei era una donna e io una ragazzina con la testa troppo ingombrante. Adesso la donna sono io, anche se di certo più insicura di quanto fosse la mia mamma allora, e mio figlio ha 13 anni. E di sicuro anche lui pensa che io non ci capisca nulla della sua vita, dei suoi videogiochi, del suo slang, dei suoi bisogni. E in parte ha ragione. Ci capisco poco e lo capisco poco. Sebbene mi sforzi, ogni giorno, di comprenderlo senza invadere, di ascoltarlo senza prevaricare, di consigliare in modo fermo senza che lui lo viva come un ordine. Un domani saprò se è andata bene o male. Se nella mia totale mancanza di equilibrio sono riuscita ad essere una via. Se in un modo o nell’altro mi avrà amato per quello che sono. La sua mamma.