Oggi è stata una giornata uggiosa e io non amo la pioggia. Domani mi viene il ciclo. E nel mondo animale non c’é essere più aggressivo della femmina mestruata. Per cui stasera sono girata, e sdraiata accanto a mio figlio febbricitante, perché ovviamente una giornata storta che si rispetti ha almeno una delle creature indisposte, ecco qui sdraiata ho stilato un elenco mentale delle cose che ultimamente non sopporto più. O meglio che mi stanno sulle palle. Che gli eufemismi li lasciamo alle giornate sì. L’ipocrisia. Peggiore di tutti i sette peccati capitali messi insieme, è la regina che domina il nostro quotidiano. È il trionfo delle teorie pirandelliane sulla maschera. Che ci fosse uno coerente, diretto, sincero, trasparente. La bella faccia davanti e dietro un taglio e cucito che neanche Rakam. Mi fa schifo l’ipocrisia almeno quanto la pretesa di prendermi per i fondelli con sorrisi di circostanza. L’invidia. Non la capisco, non la sento, non la tollero. Una fatica inutile quando potreste farvi su le maniche e lavorare per ottenere ciò che è oggetto di invidia. Ma si sa lavorare stanca, invidiare al massimo da acidità e per quello c’é il Geffer. L’insensibilità. O meglio il menefreghismo. Che se gli atteggiamenti di cui sopra ti feriscono saranno problemi tuoi. Se rimani male, se piangi la fiducia tradita dai voltafaccia, se ti fanno sgambetti nel lavoro, se calpestano i tuoi sentimenti, chi se ne frega. Mors tua vita mea. Un totale disinteresse per le emozioni altrui, che se io soffro è tragedia nazionale, se faccio soffrire passerà. E poi in ordine sparso mi stanno sulle palle le fighe di legno, i saccenti, i bugiardi, i leccaculo, gli approfittatori, gli intellettualoidi….e per stasera basta. E scusate. Ma anche le tardone mestruate nel loro piccolo si incazzano.