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Abbastanza

Rilanciare, sempre. Se dovessi ripensare a questi 50 anni credo che il verbo più corretto sarebbe questo. Ogni traguardo raggiunto non è mai stato un punto di arrivo, ma uno di partenza. E non per mia volontà. Fin da piccola, mi sono sempre dovuta confrontare con il “non è abbastanza”, mai chiaramente espresso ma sempre velato dietro a sproni a fare ancora meglio. Una faticaccia. Che pian piano diventa abitudine. A cercare la perfezione, che però è inarrivabile. Un loop che ha forgiato in me quella odiosa tendenza alla prima della classe, per cui gli sbagli sono sempre stati più pesanti del dovuto. Con l’età ho imparato ad accettarli ma non a superarli. Gli sbagli sono le carte che rilanciano la sfida, che mi dicono che devo lavorare di più perché no, non sono abbastanza brava, abbastanza capace, abbastanza attenta agli altri, abbastanza insomma. Vi giuro che è stato estenuante. E che non me lo sono cercato. Ogni tanto mi viene voglia di mandare tutto all’aria che tanto, se in mezzo secolo nulla è cambiato, non cambierà mai. Poi non sono capace. E vado avanti. Abbastanza imperfetta, abbastanza bella, abbastanza brava, abbastanza. Perché quel più che buono che prendevo alle medie non riesce mai a diventare ottimo come ci si aspettava da me. E questo si è abbastanza triste. Oggi, nel giorno delle donne, ho capito che sarà sempre così. Abbastanza.

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