La pandemia, come tutti gli eventi che mettono a dura prova l’uomo e la sua società, ci ha costretti a ripensare tanti aspetti del nostro quotidiano. E, per certi versi, molti degli aspetti che ci davano noia prima del febbraio 2020, sono divenuti ora più sopportabili, perchè la loro mancanza ci ha letteralmente tolto l’aria in quelle settimane difficili. Sto pensando alla scuola, per esempio: se prima per fare alzare i miei ragazzi al mattino serviva la gru, ora non fanno una piega, perchè l’idea della DAD li uccide. O ancora, il lavoro. Quante volte, ho sentito dire negli ultimi mesi, “lascia stare, sono incasinato col lavoro, troppo da fare, ma se penso a due anni fa va bene così?”. Ecco, anche io sono in questa situazione, tra smartworking e assenza di attività, con ricadute anche economiche pesanti per molti, meglio il lavoro a oltranza. Certo. Però, oggi, primo maggio, credo che sia necessario ricordare che il lavoro è un diritto, ma non il “semplice lavoro”. Il lavoro in sicurezza è un diritto. Il lavoro tutelato da norme certe è un diritto. Il lavoro giustamente retribuito è un diritto. Non basta dire il lavoro, bisogna specificare tutto questo, perchè troppo spesso la cronaca riporta notizie tragiche che non sono più tollerabili nel 2022, troppo spesso ci siamo accontentati di retribuzioni svilenti, di contributi inesistenti, di condizioni di lavoro non adeguate. Per non parlare del lavoro nero, dello sfruttamento, del caporalato. Che non sono situazioni di altri mondi, ma del nostro, civile, industrializzato, tecnologico, evoluto. Ecco, non dimentichiamo di esigere tutti tutto questo. E di essere noi i primi a tutelare la nostra sicurezza seguendo le regole. Le regole, certo. Che sono fatte per farci vivere meglio, non per essere aggirate. In un mondo di furbetti, la paghiamo tutti, spesso anche cara.
Buon primo maggio a tutti voi.
ps: se volete vedere l’origine del primo maggio, date un occhio alle mie storie 😉