La gioia con cui ognuno condivide la data in cui sarà vaccinato é emblematica di quanto il Covid ci abbia messo alla prova. Anche quelli più tranquilli, più equilibrati postano con orgoglio il D-Day in un tam tam continuo. Sono stati mesi lunghissimi, fatti di dolore, paura, rabbia, di notizie date e poi smentite, di ritardi, di falsi miti e di un eccesso di informazione che ha creato confusione. Ma alla fine forse abbiamo capito che il vaccino è la soluzione. Non ci sono storie. Anche quelli che io no, ora, pur di poter fare le ferie, si farebbero iniettare la miscela per il tagliaerba. E meno male. Ieri sera ho provato la stessa frenesia di quando ho comperato il biglietto per il concerto degli Stones. Pronta sulla tastiera, l’ansia di digitare quei trecento numeri della tessera sanitaria, il calcolo dei richiami per farli coincidere con le ferie, che sono italiana vè e le ferie sono sacre, e poi click. È la tua risposta definitiva? L’accendiamo? Sì, cazzo, l’accendiamo sì, che sto virus mi ha davvero stancato. Poi la sensazione che finalmente ci sia la luce laggiù. Che io possa tornare ad essere me stessa. Che si possa ricominciare a parlare di altro, che non siano percentuali, indici, contagi. Basta. Basta. Basta. Ancora qualche mese e davvero respireremo.