Indipendence day, il 4 luglio, a New York. Già a pensarci ti viene la pelle d’oca. La festività per eccellenza per gli americani nella città che ne è il simbolo, ancora di più dopo l’11 settembre. E quando esci al mattino per una passeggiata tra Soho e il Greenwich Village cominci a farti un’idea più precisa del nazionalismo americano. Bandiere ovunque, di tutte le dimensioni, molte di più di quelle che già solitamente colorano ogni strada degli States, palloncini, girandole. Stelle e strisce soprattutto sui vestiti, dal discreto fazzoletto alla maglietta d’ordinanza, fino a total look degni di nota, occhiale rosso e blu, maglietta, pantaloni, scarpe, un tutt’uno che risalta particolarmente nei meno giovani, che sono però i più convinti. Il trionfo del kitsch, dell’americanata, che oggi è perfetta, ci piace un sacco. Times Square è ovviamente il fulcro di tutto questo, con delle signorine che manifestano il loro patriottismo con un body painting che lascia davvero poco all’immaginazione, e per un attimo sembra il Carnevale di Rio, dato il lato B perizomato di tutto rispetto. Ma la vera festa inizia nel tardo pomeriggio, una fiumana di migliaia di persone che si radunano sulle coste dell’East River ad aspettare lo spettacolo pirotecnico che ogni anno Macy’s offre alla città. Pakistani, Cinesi, afroamericani, latini, solo per citarne alcuni, in realtà c’é davvero tutto il mondo sulle rive di Manhattan, Long Island e Brooklyn, tutto il mondo con le sue peculiarità e un inglese che ha mille inflessioni e che rende americani anche noi, quattro turisti italiani che per una sera vogliono sentirsi parte dell’American Proud. A vigilare, dirigere, indicare, organizzare sono i Policemen di New York, centinaia, cicca in bocca, mani sui fianchi, un po’ di pancetta, sorriso ma non troppo, del tipo siamo qui per far festa ma vedi di fare quello che dico, un cordone blu che sembra non finire e che tutto sommato ti dà sicurezza. Nell’attesa ovviamente faccio amicizia con tutto il vicinato, e trovo uno che è appena stato a Florence, a Rome, a Montepulciani, un altro che ha il fratello che lavora a Milano, l’altro a Roma, una volta erano loro lo zio d’America, adesso noi siamo la nonna d’Italia, aggiungi un posto a tavola che ce n’è per tutti. Nell’attesa qualcuno intona l’inno americano ed è brivido collettivo. E poi i fuochi. Tanti, esagerati, colorati, rumorosi, che si riflettono nei grattacieli sul fiume, intrecciando ricami sorprendenti tra le urla di una folla che non aspetta altro che applaudire. A bocca aperta. Amazing.