Non so voi, ma io mi sto abituando alla quarantena. A non uscire di casa. A lavorare nel mio studio. A identificare il mondo nei metri quadri del mio appartamento, da condividere strettamente con marito e figli. Sono passate cinque settimane da quando tutto é iniziato, tre dalla serrata totale. E non si vede la fine. Come vi dicevo, mi sto abituando. Non mi piace. Neanche un filo, voglio precisarlo. Il magone è latente, il dolore per i morti costante, l’apprensione per i miei cari toglie il sonno, la paura è sempre lì. Ma ho imparato a vivere in casa e mi sono ingegnata per cercare di costruire una normalità nel mio nido. Ho ricominciato a vestirmi e a truccarmi, mentre le prime settimane ero una versione peggiorata di Bridget Jones. Ho cercato di fare regolare attività fisica, anche se la home gym è noiosa quanto La corazzata Potemkin. Mi sono data una routine regolare, progettando l’agenda come se avessi tutti i soliti appuntamenti, tra lavoro al computer, mail, telefonate e dando spazio alla cura di me stessa. La manicure, la maschera viso e capelli, la ceretta. Ho ripreso in mano libri lasciati a metà e mi sono messa alla prova in nuove e complicate ricette. Ho cercato insomma di volermi bene, tanto bene, più di quanto faccia di solito. Di mangiare bene, di coccolare il mio corpo dentro e fuori, per mantenere un buon equilibrio mentale. Mi sono chiesta anche se questo non sia oltraggioso per chi è attaccato ad un respiratore in terapia intensiva. Intendo anche il selfie postato tutta infighettata. Non lo so. Forse si, e chiedo scusa. Ma abbiamo bisogno di continuare a vivere, anche con le varie ed eventuali che da sempre alimentano la nostra esistenza. Altrimenti, alla lunga, e sarà lunga, fonderemo tutti. Tutto questo ci cambierà, cerchiamo almeno di mantenere il rispetto per noi stessi, per ciò che siamo, per quello che vogliamo diventare. Perché il futuro esiste, ed è lì, dietro l’angolo. Facciamoci trovare pronti ❤️