Mi piacerebbe che si tornasse a parlare del tempo. Il meteo intendo. Sapete come quando a scuola ci insegnavano l’inglese e ci dicevano che questo è uno degli argomenti di conversazione preferito dai britannici? Vero o no, a me piacerebbe tornare a parlare di altro. Sì perchè oggi tutti ti parlano di salute e dei loro malanni. Ci sono alcune persone che sono monoargomento. Dai, sarà capitato anche a voi. Quelle che, immancabilmente, se ti sfugge un “come stai?” iniziano a snocciolare, con dovizia di particolari, tutta una serie di patologie, personali e dei familiari, che ti chiedi come facciano ad essere ancora in vita. Li conosco ormai e cerco di evitare la domanda, ma a volte sfugge, che si sa, chiedere come va fa parte dei convenevoli e non sempre sottintende un reale interesse alla salute altrui. Ci sono poi quelli che hanno sempre il disturbi che hai tu, più grave però. Se confidi un mal di testa, loro sono affetti da cefalea con aura da anni. Se hai mal di stomaco, sono reduci da una gastroscopia o peggio una colon, che ti raccontano, ovviamente, fino all’ultimo diverticolo. Se hai mal di schiena, hanno appena scoperto una protusione discale che li costringerà a infinite terapie. Ricordate Tafazzi? Ecco, quando mi parlate di queste cose al telefono, sappiate che faccio esattamente gli stessi gesti, più qualche scongiuro che non si sa mai. A questi, che esistono dalla notte dei tempi, si aggiungono gli ipocondriaci da Covid. Come va? Ho fatto la terza dose. Ma lo sai che tizio è positivo? Ho un crampo ricorrente da mesi, sarà stato il vaccino. E così via. Ma parlare un po’ di figa, no? Pensare in maniera ottimistica mai? (non positiva, che subito, a sentire la parola, tutti fanno un passo indietro e ti guardano male). Dimenticavo i necrologi ambulanti. Quelli che ti dicono per prima cosa chi è morto, chi sta malissimo, chi ha un male incurabile. Sempre. Ogni volta che li incontri. E dopo, ma solo dopo, come nulla fosse iniziano a parlare di altro. Sono come quelli che postano sui social la posizione, tipo ospedale o pronto soccorso, senza aggiungere nulla, in modo che tutti possano commentare “cosa è successo? ma come stai” e loro possano così raccontare tutte le loro disavventure mediche. Le malattie sono democratiche e prima o poi dovremo lasciare questo mondo, è l’unica certezza che abbiamo. Nel frattempo godiamocela e cerchiamo, nel limite del possibile, di non ammorbare chi ci circonda.