Le radici sono importanti. Non si può cancellare il luogo che ti ha cresciuto, nè le persone con cui hai condiviso le esperienze che ti hanno formato. Le mie affondano nelle risaie lomelline, anche se sono nata a Milano e vado fiera del mio F205 sul codice fiscale. Ma non sono milanese, nè cittadina, anche se adoro le metropoli, Milano, Londra, NY. Adoro il rumore, la gente che si affolla, le vetrine sempre avanti anni luce, la vita che pulsa. Ma li adoro perchè mi inebriano, come qualche aperitivo di troppo, e quando torno nel silenzio della mia terra mi sento meglio. A casa insomma. A pedalare tra i campi e le zanzare, a respirare l’umido della terra, a guardarmi intorno senza confini. Amo la mia città, amo la sua storia, le sue abitudini, la sua gente. Un po’ chiusa a dire il vero, come il suo dialetto, ma con il cuore grande, come tutti quelli che vivono la provincia e sono in fondo una grande famiglia. La amo, ma come un amante non compreso. Sarà colpa di quel F205, o del mio carattere troppo esuberante, non lo so, ma la mia città non hai mai capito il mio amore. Lo tollera, sì, lo usa, a volte, ma con attenzione, a distanza, sia mai che mi illuda di essere ricambiata. Così mi siedo e la guardo vivere. Ogni tanto mi allontano, eppure poi torno sempre qui. E aspetto. Aspetto che comprenda il mio amore, lei e soprattutto la gente che ci vive. Che vedano me, la donna che sono, e non sempre la famiglia che mi ha generato, le persone che ho frequentato, il contesto che mi ha cresciuto. Me, me, e solo me. Perchè io sono questo paese come loro. Perchè tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e soprattutto abbiamo bisogno di una Paese. Come scriveva Pavese “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.” Ecco, qui, c’è qualche cosa di mio. Ci sarà sempre. Il mio amore.