Io me lo ricordo come se fosse ieri il 9 di novembre del 1989. Ero una ragazzina, che frequentava la quarta ginnasio. Il mio professore di italiano ci aveva suggerito di leggere un quotidiano ogni giorno e di ritagliare gli articoli che ritenevamo importanti per qualche motivo. A me era parsa fin dall’inizio un’ottima idea, perchè in questo modo avrei tenuto memoria del passato. Sì, lo so, penserete che a quattordici anni una debba avere altre priorità nella vita, ma io sono sempre stata un po’ originale e non è una novità. Mi ero fatta portare a casa dall’ufficio di papà un raccoglitore e dei divisori, e con un pennarello avevo scritto storia, letteratura, scienza, politica e così via. Nel 1989 non c’era google, non potevi digitare sul telefono per cercare informazioni di ogni tipo. Se volevi sapere avevi a disposizione la tv, i libri e i giornali. Punto. E leggendo il Corriere della Sera ogni mattina sullo scalone della scuola, avevo capito che stava succedendo qualche cosa di epico. Li avevo seguiti gli eventi di quei giorni, il fermento in Germania, il terremoto politico a Berlino Est. La sera guardavo il tg con un interesse tutto nuovo e mi viene la pelle d’oca quando ripenso all’immagine dei ragazzi sul muro, i pezzi che cadevano, il caos che ne è seguito. Chiudo gli occhi e sono seduta in cucina, davanti a quelle immagini così importanti per tutta una generazione e oltre. Oggi, a pranzo, il tg non ha neanche dato memoria dell’evento. Il Covid ha monopolizzato anche il ricordo. E io stessa, questa mattina, continuavo ad avere la sensazione di avere un appuntamento. Mi ripetevo, ma cosa ho fissato per il 9 novembre? Perchè quella data è tatuata dentro, bussava forte il ricordo, ma io, stordita dalle notizie dei lockdown, dei tamponi, delle polemiche, non riuscivo a mettere a fuoco. Poi, mentre lavoravo in studio, ho visto il mio raccoglitore degli articoli e tutto si è fatto chiaro. Il 9 novembre è caduto il muro di Berlino e per molti tutto è cambiato. Non dimentichiamo la storia, saremmo come esseri senza memoria che vivono un presente senza radici.