L’11 settembre è una ferita che brucia dentro ognuno di noi. Impossibile guardare un’immagine della skyline di New York e non ricordare quel giorno. Sono cresciuta con l’immagine delle due torri gemelle che svettavano a Manhattan e non mi abituerò mai alla loro mancanza. Chiudo gli occhi e sono lí, in ufficio davanti al pc. Incredula davanti a quella follia. Al panico della gente. Al fuoco, fumo, morte, distruzione. In una delle città che più amo. L’impotenza che ho provato in quel momento l’ho sentita solo un’altra volta. Pochi mesi fa, davanti ai camion dell’esercito che portavano via le vittime del Covid. Due fatti lontani anni luce, ma che mi hanno entrambi ricordato quanto siamo piccoli. Vulnerabili. Noi, che ci sentiamo onnipotenti e inarrestabili. 19 anni dall’11 settembre e sembra ieri. Il mondo si è fermato ed è cambiato. In peggio, purtroppo. Anche adesso è fermo. Proviamo a cambiarlo anche stavolta. In meglio, però. Utopia? Forse. Ma se non ci proviamo, non riusciremo mai. Anche per le vittime. Che non hanno bisogno di altari ma di azioni che dimostrino che la loro morte ci ha insegnato qualche cosa.