Io devo capire una cosa. Se sono stupida io oppure se davvero il mondo va al contrario. Sono due mesi che vivo in casa ed esco lo stretto necessario, per proteggere me e gli altri e poter accorciare i tempi di questa disastrosa pandemia. A fatica cerchiamo di mantenere un buon equilibrio familiare, perché il 24/24 + 7/7 non è facile per nessuno. Niente divertimenti, niente palestra, niente viaggi, niente di niente. Per movimentare un po’, cucino sempre nuove ricette e vi confido che mi sono decisamente rotta le palle. Sono nervosa, incazzata, annoiata, preoccupata, ansiosa di vivere. Ma rispetto le regole. Per me e per gli altri, ripeto. Non ne sono felice, spero funzionino, ma lo faccio. Poi apro internet e vedo le immagini dei Navigli di ieri, tardo pomeriggio. Happy hour. Tutti in giro per celebrare il dio aperitivo. E a questo punto mi incazzo e mi viene il dubbio di essere l’unica deficiente che si beve un prosecco sul balcone vista cortile da settimane, fingendo di essere in un locale di tendenza. Che fa le videochiamate con gli amici, fingendo di essere nella stessa stanza. Cosa che è figa una volta, poi diventa decisamente alienante e tristissima. Che da lunedì fa giri in campagna in bicicletta, rigorosamente con la mascherina, anche se incontra solo le prime zanzare e qualche agricoltore che controlla i campi. Una deficiente. Pure un po’ sfigata. Che me li immagino i brindisi di alcuni rivolti a “quegli sfigati che se ne stanno in casa”. La sfigata in questione spera, prega, che il virus abbia fatto il suo corso e che si sia stancato di infettare, che tutto questo non mi costringa a prolungare la mia permanenza tra le quattro mura, che chi ha brindato abbia dato il via alla ripartenza. Lo spero vivamente. Nel frattempo mi chiedo dove siano quelli che devono far rispettare i decreti, perché se legiferiamo ma poi non controlliamo tanto vale. Ma questo è un discorso lungo e tedioso. E oggi è venerdì. Per cui, dal mio balcone, prosit e che dio ce la mandi buona!