E arriva il giorno in cui i tuoi figli escono per andare alla festa di Halloween nella discoteca dove tu hai trascorso notti a ballare. Inspiegabilmente però non provi nè invidia per la gioventù che è un ricordo sbiadito, nè per l’uscita tra musica, limoni duri e qualche cocktail. (Che se si azzardano a berli sti cocktail, li sviluppo come sei deve…). No, no, niente rimpianti. Per la verità godo come un riccio che ad accompagnarli sia mio marito, mentre io leggo un libro sul mio divano. Unica trasgressione una coperta leopardata, che peraltro è per me la copertina di Linus ed è meno provocante di un pigiama di flanella. Ho finto un “se vuoi lì porto io” a cui per fortuna lui ha risposto con un “ci mancherebbe”. Eh, l’amore si vede anche da queste piccole cose. Al ritorno ci berremo un bicchiere di rosso e punteremo la sveglia per andarli a recuperare. Andarli…andrà lui, io terrò il letto caldo. Una volta gli avrei promesso follie al ritorno, ora so che neanche con una pianta intera di ginseng potrei farcela ad aspettarlo sveglia. Torneranno i pargoli, li bacerò, annuserò alito per sentire se hanno fatto i bravi e crollerò di nuovo nel letto. Se sarò fortunata, riprenderò anche lo stesso sogno. Perché ormai ho una certa. Ed è il loro tempo. A me lasciatemi una cenetta, un teatro o cinema, un bicchiere con chi amo. Il cubo ha fatto il suo tempo. E così sia 😉 🎃🌹
Un numero
So di essere un numero. Uno dei sette miliardi di esseri umani che popolano questa terra. Così piccolo e insignificante da perdersi nella moltitudine. Ma essere trattati come un numero non è lo stesso piacevole. In ogni situazione, lavoro, salute, politica. Perché oltre ad essere un numero, sono anche una persona. Un’anima. Un cuore. Con una dignità che vale più di una statistica. 
Non fatevi trattare come numeri.
Non trattate gli altri come numeri.
Siamo tutti parte di un ingranaggio, in cui la più millimetrica delle viti ha un suo ruolo. Non dimenticatelo mai.
Rallentiamo….
Troviamo il tempo per tutto. Per il lavoro, per i social, per l’ultima serie di Netflix. Tranne che per noi stessi. Per la nostra salute fisica e mentale.
Andiamo ripetendo che non abbiamo tempo di fare sport, che non riusciamo a seguire un’alimentazione sana perchè il lavoro non ce lo consente, che non vediamo quell’amico da una vita perchè presi dalla frenesia quotidiana.
Nulla di più sbagliato.
Abbiamo invertito le priorità.
Sì perchè la nostra salute va al primo posto, insieme al nostro benessere, alle relazioni personali, al tempo per un libro e per due chiacchiere con chi ha bisogno di essere ascoltato. Corriamo tutto il giorno, ma se non badiamo a queste cose alla fine non arriveremo da nessuna parte.
Ci ritroveremo stanchi, soli e acciaccati, con la sensazione di aver perso la vita a cercare fuori di noi quello che invece è già in noi, il benessere.
Rallentate. Ascoltate il vostro corpo. Riservate tempo per le relazioni personali.
Non domani, ora.
La bilancia
La bilancia. Amore e odio per migliaia di persone. Chi dice di non pesarsi mai, chi lo fa tutte le mattine, chi ha con lei un rapporto ossessivo, chi usa quella della farmacia, chi ha tolto le pile e non ci pensa più. La bilancia entra nella nostra vita appena veniamo al mondo. Le mamme orgogliose comunicano il peso insieme al nome. Eppure il rapporto con la bilancia è uno dei più difficili. Come quello con un amante che raramente ci dice quello che vorremmo sentirci dire. Ci fissiamo sul numero che lei comunica e non riusciamo a dargli il valore giusto, di numero appunto e niente più. Importante certo nell’ambito del benessere, ma solo un numero. Mentre noi siamo molto di più. Siamo anima, cuore, passione, bellezza. Impariamo a salire sulla bilancia con serenità, senza fuggire ma evitando ossessioni. La bilancia è un oggetto, noi siamo esseri unici, un mondo di emozioni e talenti che non si possono pesare, ma solo vivere.
#bilancia
Kerouac
Perchè on the road non è un modo di viaggiare, ma uno stato d’animo. La strada che scorre, i paesaggi che cambiano, le sensazioni che si sovrappongono e che riempiono occhi e anima. La radio che suona. La libertà di essere parte di un mondo meraviglioso, che è lì, per noi, per i nostri piedi, le nostre gambe, le ruote della nostra auto.
50 anni fa moriva Jack Kerouac (il 21 ottobre del 1969). Il suo on the road è il nostro on the road, magari un po’ meno alcolico e stupefacente, ma altrettanto vibrante.
“Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?”
Amiche
Le amiche. Quelle vere. Una fortuna incontrarle, una benedizione averle accanto a sè in questa vita. Possono essere legami dalla nascita, dall’asilo o dalle elementari, oppure puoi averle incontrate un mese fa. Quelle vere le senti a pelle. Non devono fare gesti eclatanti, baci, abbracci, dediche, regali. É sufficiente uno sguardo e un sorriso, che ti fa capire che ci sono sempre, quando hai bisogno e quando vuoi giusto sparare due stupidate davanti a un caffè. Quelle vere sono come te. Incasinate, distratte, sempre di corsa. Così passano le settimane e non vi vedete, non vi sentite. Poi, una sera, arriva un messaggio e passate la notte a chattare. Come se vi foste viste il giorno prima. Senza peli sulla lingua, senza filtri, senza ipocrisie. Le amiche. Quelle vere. Grazie di esistere, grazie di avermi scelto come amica ❤️
Giornata mondiale dell’alimentazione
L’alimentazione è alla base della nostra salute e quella scorretta una delle prime cause di morte al mondo. Mangiare bene è una scelta che può farci vivere più a lungo e un dovere sociale nei confronti del mondo in cui viviamo. Ogni giorno possiamo costruire il nostro benessere e dobbiamo farlo in modo consapevole e cosciente. Troppo facile dare la colpa agli altri. L’alimentazione è un grande problema mondiale, oggetto di speculazioni e sfruttamento. Una volta si produceva cibo per mangiare, oggi per venderlo. C’è una gran differenza e gioca a nostro svantaggio. Ma nel nostro piccolo possiamo fare la differenza, perché tanti piccoli gesti creano i grandi cambiamenti.
Mangiare sano si può. E soprattutto si deve.
#giornatamondialedellaalimentazione
Fastidio
Sabato sera. Cena in un locale alla moda in centro a Milano. Accanto a noi, una coppia di ragazze visibilmente attratte da una passione tangibile. Baci, carezze, limone duro a festeggiare ogni portata. Beate loro, commentiamo, l’amore che nasce ha una focosità che fatica a stare nei vestiti. Dopo cena, si accostano i tavoli al muro e si inizia a ballare. Le due innamorate sono le prime a lanciarsi in pista e si muovono con gesti sensuali. Il vestito già micro di una delle due, tutto di pizzo trasparente, sale sempre più e lascia praticamente scoperto il perizoma, dietro e davanti. Lei non se ne cura, anzi gira per la stanza mettendo in mostra le sue grazie. Bacia la compagna, ma ammicca anche agli uomini in sala. Ovvio che la notiamo, i due uomini al mio tavolo sono molto compiaciuti della cosa, noi due donne un po’ meno. L’idea di un amore focoso scarsamente trattenuto lascia lo spazio al fastidio per un esibizionismo che poco ha a che vedere con il romanticismo. Vanno avanti così per tutta la serata, intorno a loro un capannello di ragazzi interessati al loro perizoma e alla loro voglia di divertirsi.
Non sono una bacchettona, lo sapete. Sono una che non commenta gli altrui atteggiamenti e professo il vivi e lascia vivere. Ma questo atteggiamento mi ha infastidito non poco. Questo svilimento del corpo femminile. Questo sesso sbattuto in faccia (letteralmente). Questa mancanza di stile e eleganza. Queste donne fanno male ai noi donne. Al femminismo. Alle battaglie per un amore libero da pregiudizi. Queste donne fanno male a sè stesse. E non se ne rendono conto.
Simone Biles
Una famiglia difficile. Simone Biles a tre anni viene affidata ai nonni perché i genitori, con problemi di alcol e droga, non sono in grado di crescerla. Per aiutarla in questa infanzia difficile, la nonna la iscrive a un corso di ginnastica artistica. Rivela subito un talento unico e vince, vince tanto. Si infortuna ma riparte, ogni volta. La accusano di doping, ma dimostra la sua innocenza. Dall’alto del suo metro e 43 brucia ogni record e dà il nome ad alcuni esercizi “the Biles”. Nel fine settimana, ai mondiali di Stoccarda, vince ancora, due ori, e sale a un totale di 25 in carriera finora. Nessuna mai come lei.
Un esempio per tutti noi.
Non importa da dove vieni ma dove vuoi arrivare. Non importa se cadi, ma quante volte ti rialzi. Non importa se ti sotterrano, tu devi risorgere, fino alla fine.
#simonebiles
La protesta a tavola
Tutte le mattine mi alzo all’alba per preparare pranzo e cena prima di andare al lavoro. Cerco di variare tantissimo gli alimenti, di usare prodotti di stagione, niente precotto, di cucinare sfizioso ma sano. Lo faccio per me ma soprattutto per i miei figli adolescenti, perché credo che sia fondamentale alimentarsi correttamente e in modo non monotono.
Ecco. Credete che sia apprezzata per questo? O almeno indifferente? Eh, sarebbe bello.
Mio figlio ieri sera mi guarda con aria schifata e mi chiede di smetterla di preparare roba sana. Che poi in tavola al momento c’era un risotto, una bistecca e carote di contorno. Che lui vuole mangiare come i suoi amici (?). Che lui è sfigato perché ha una mamma salutista e palestrata. Che tutte ste regole dello star bene non le sopporta e vuole una libertà alimentare.
15 anni, signori. 15 anni che mi faccio un mazzo cosí ai fornelli e avrei potuto vivere di toast, piadine, quattro salti in padella. Perché lui, ha aggiunto, ha bisogno di schifezze per fare massa, se no sarebbe pelle e ossa per colpa mia. Ci mancava che invocasse il telefono azzurro e avremmo concluso in bellezza. Sono un’aguzzina, amici miei, perché preparo manicaretti invece di arrivare a casa con il pacchetto del Mc Drive.
Come gli ho risposto? Semplice. Che vive con me. Lo mantengo io. Lo curo io. Lo vesto io. Mangia quello che trova nel piatto o si arrangia. La democrazia, in certi contesti, non va neanche presa in considerazione 😉