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Prince

Credo che Lady Diana si stia facendo una risata, mentre brinda alla nascita del nipotino, figlio di Megan e Harry. Lo hanno chiamato Archie. Sì, Archie. Non Edward, Richard, Charles. Archie, come il protagonista di un fumetto americano, rosso di capelli come il suo nobile papà, yankee come la sua glamour mamma. E di secondo nome, perché i principi ne hanno sempre almeno due o tre, Harrison. Come Harrison Ford, Indiana Jones, insomma, a presagire un futuro inquieto come quello del papà, che non ha mai negato di preferire i festini alle riunioni a Buckingam Palace. Ma Harrison vuol dire anche Harry-son, figlio di Harry, mica che a qualcuno vengano dubbi di paternità, come quelli su cui i tabloid hanno lucrato, insinuando che il fulvo Harry non sia figlio di Carlo, ma dell’aitante maggiore Hewitt. Immagino solo i commenti di Filippo Mountbatten a sentire il nome “Archie”, non riportabili perché poco noblesse oblige, e della Regina, che neppure uno dei suo adorati cani corgi avrebbe chiamato con un nome tanto popular. E Diana, abbracciata a Wally Simpson, che se la ride, di fronte a una nuora afroamericana, attrice, divorziata, spendacciona, ribelle, attivista, moglie del suo piccolo Harry, che seguiva la bara a testa bassa senza capire cosa fosse successo alla mamma. La Corona, a denti stretti, tutto sommato ringrazia, perché queste due donne borghesi, Kate e Megan, che hanno sposato i principi, sono manna per le casse inglesi e attuano alla perfezione la tendenza moderna del “purché se ne parli”. Benvenuto piccolo Archie Harrison Windsor-Mountbatten. Dio salvi la regina.

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