Duecento anni fa veniva scritto l’infinito di Leopardi. Una poesia speciale, unica, immortale. Sì, lo so, la maggior parte di voi avrà già pensato “quello sfigato”, “ecco il pippone di letteratura, che palle”, e ormai avrò perso almeno il 50% dei miei venticinque lettori. Eppure, pochi poeti della nostra letteratura sono vicini al nostro sentire come Leopardi. Quanti di noi si sentono a disagio nel proprio corpo e vorrebbero essere diversi? Quanti di noi faticano a comunicare agli altri i propri sentimenti? Quanti di noi si buttano nel lavoro, nello sport, nella musica per non pensare alle proprie difficoltà, per trovare un senso al proprio esistere, per avere l’impressione di vivere fino in fondo? Quanti di noi vivono amori sfortunati e non corrisposti? Quanti di noi comunque non perdono la fiducia nel domani, e alla fine, dopo aver maledetto il mondo, essere caduti ed essersi disperati, ripartono con una nuova energia? Leopardi è tutto questo e molto di più. Provate a rileggerlo senza il filtro adolescenziale inquinato da giudizi superficiali. Rileggete l’Infinito. Sì, voi che mirate alla libertà. Voi che suonate e cantate il rock che ci racconta di un mondo dove poter urlare liberi i propri sogni. Voi che fate meditazione, che sentite la necessità di liberarvi dalle catene degli impegni di tutti i giorni, che, sempre di più, in questo mondo frenetico, ricercate la possibilità di rivalutare lo spirito. L’Infinito è semplicemente questo. Un andare oltre. Uno spingersi con l’immaginazione aldilà del presente. Uno sprofondare nella natura e sentirsi in pace. Leggetelo. E, anche per voi, il naufragar sarà dolce nel “vostro” mare.