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Adolescenti

Quando avevo quattordici anni, ero pazzamente innamorata di un ragazzo della mia città. Il primo amore, fatto di baci , passeggiate mano nella mano nella nebbia, stupidate al telefono con tua mamma che ti dice di attaccare, frasi scritte sul diario, cuoricini ovunque e la certezza granitica che sarà per sempre. Peccato che il per sempre era durato tre mesi e, alla fine, lui mi aveva lasciato dicendo che gli piaceva un’altra. Me lo aveva detto in faccia, non via whatsapp come ora, con una sincerità disarmante che, a distanza di anni, ho apprezzato. Ma io non mi ero rassegnata e avevo provato a recuperare in tutti i modi finché lui, un giorno, un po’ per farsi bello tra i suoi amici, un po’ per togliermi definitivamente dai piedi, mi aveva urlato in mezzo alla piazza “ma cosa vuoi? Non vedi che sei grassa? Ma chi ti vuole!” Sono passati trent’anni e, se chiudo gli occhi, rivivo lo stesso momento, sento la sua voce, mi vedo lì, sul sagrato della chiesa, mentre mi allontano con il magone, con su un paio di leggings fiorati che, in effetti, facevano schifo ma a me piacevano tanto allora. Non sono state le sue parole lo so, non ero affatto in carne, ma un grumo che portavo dentro è esploso. I due anni successivi sono stati orribili e io ho toccato il fondo, ho perso tanto peso, mi sono ammalata e, nel mio delirio, guardavo lo specchio, le mie gambe, e pensavo “Ecco. Adesso non sono più grosse. Adesso i leggings a fiori mi stanno bene”. Degli stuzzicadenti senza senso erano le mie gambe altroché, ma io non le vedevo. Un tardo pomeriggio, sempre in quella piazza, in quell’inverno dei miei sedici anni, presi coraggio e gli andai vicino. Iniziammo a parlare. Poi gli dissi “Hai visto? Ora sono magra…Magari, noi due…” Non mi lasció finire la frase:” Cri, non è il tuo corpo che non mi piace. È il tuo carattere” e se ne andò. Quindi facevo schifo e avevo un carattere di merda. Perfetto. E la sensazione di essere sbagliata, diversa dalle mie amiche, troppo complessa, trovava in quelle parole una conferma. Incredibile come una frase possa distruggere, anche se sono convinta che lui non volesse farmi male. Anzi. Era solo sincero, semplice, diretto. Ci ho messo una vita a rimettermi in piedi, a trovare la stima di me stessa, a rispettare ciò che sono e che valgo. Sono passati tanti anni e siamo diventati due adulti. Ogni tanto ci incontriamo, due chiacchiere, è un bravo ragazzo, lo è sempre stato. Il ricordo di quegli anni è lontano. Eppure nelle giornate di nebbia come oggi, certe parole risuonano nell’aria, rimbombano quasi. A ricordarmi che una frase può colpire più di uno stiletto, che un giudizio può far male anche se detto in buona fede, che chi ascolta non è nel cervello di chi parla e può fraintendere. Non dimenticatelo. E usate le parole per coccolare, non per ferire.

(3) Commenti

  1. Ti capisco molto bene ho vissuto una situazione simile ma la mia malattia è durata quindici anni. Per ricostruirsi c’è voluto una squadra. Ora non sono in sesto in maniera perfetta ma vivo decisamente meglio. Non abbiamo stima di noi stesse!!!

    1. Io sono rinata quando sono nati i miei figli, tredici anni dopo…ma non ho recriminazioni. Se sono la donna che sono è anche grazie a quel momento

      1. No io ho bruciato i miei anni nel vuota più assoluto. Un buco nero. Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma sono felice per la tua rinascita e ricostruzione. 😘💖😘💖😘

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