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Corinaldo

Sono mamma di due adolescenti. Due di quelli che ascoltano tanta musica, usano il cellulare per comunicare coi loro amici, parlano in uno slang che risulta non sempre comprensibile, iniziano a chiedere di uscire la sera. Insomma due come tanti, come ero io alla loro età, compresi brufoli, cotte, voglia di autoaffermazione. Per questo la tragedia di Corinaldo mi spaventa. Tanto. Perché hai voglia a dirgli di non bere e di stare lontani dalle droghe. Hai voglia a limitare le uscite il più possibile, discutere per gli orari, controllare le chat, cambiare organizzazione del lavoro per poterli seguire, osservare, cercare di carpire ogni segnale che possa essere problematico. Hai voglia impegnarti a dare loro il meglio, a fargli capire i valori, parlare, parlare e ancora parlare. Poi, in una notte d’inverno, dopo che ti hanno chiesto per mesi di andare a un concerto, hanno preso ottimi voti a scuola per meritarselo, hanno persino accettato che tu andassi con loro pur di ascoltare il loro rapper, e tu alla fine hai accettato, anche se il concerto è davvero tardi, anche se quel cantante non ti piace, anche se anche se. In fondo anche i tuoi genitori hanno fatto lo stesso con te. Ecco, in una notte così, succede un disastro. Per colpa di uno spray urticante sí. Ma soprattutto perché le regole in questo paese non sono rispettate. Perché siamo lo Stato dei furbi. Perché stipare ragazzi per guadagnare è una consuetudine. Perché la sicurezza viene vista come un obbligo da aggirare. Credo che tutti noi dobbiamo imparare a rispettare leggi e regole. Anche se non ci piace. Perché uno Stato si fonda su questo ed è imprescindibile per poter vivere bene. Non critichiamo solo, che in quello siamo bravissimi. Su le maniche e mettiamoci al lavoro per cambiare. Perchè si può e, soprattutto, si deve.

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