Io al Covo ci andavo. Il Covo di Santa. E quale se no? Che per i non addetti alla movida del Tigullio è il Covo di Santa Margherita Ligure. Ci andavo quando ero una ragazza e soprattutto quando trovavo il passaggio. Trascorrevo le vacanze poco lontano, a Sestri Levante, e le mie serate in discoteca erano alla Piscina dei Castelli o allo Schooner. Parliamo di una relativa preistoria, gli anni ‘90. Il Covo di Santa era un posto un po’ per fighetti, lo stesso nome va pronunciato con quella cadenza da “mi consenta” che sa di Rolex, macchinone, tiriamocela che tanto possiamo. Ecco, a me non sono mai piaciuti i fighetti, mai fatto effetto il tipo montato, ma il Covo era bello, c’era tanta gente, d’estate, si ballava, si prendevano le prime ciuche, insomma “sapore di sale” in versione Tigullio. Ho pure visto un concerto di Baglioni al Covo, lì, a cantare questo piccolo grande amore in riva al mare. Vedere le foto oggi mi dá i brividi. Lo ricostruiranno, certo. Ma in questo momento è come se fosse stata spazzata via parte della mia gioventù. Come se mancasse un pezzo al puzzle del mio passato. E sono triste.
Odio il vento
C’è vento stasera. Un vento forte. Fortissimo. E a me non piace il vento. La brezza sí, quella leggera, che solleva appena i vestiti o che ti coccola in riva al mare. Il vento no. Mi infastidisce quello suo scompigliarmi i capelli. Quel suo sollevare le foglie e trascinare via tutto. Quel suo spirare gelido, portando con sè spilli di ghiaccio, lassù sulle mie montagne, vento sul corpo, vento sul viso, vento fin nell’anima. Mi fa paura questo ululare che sento fuori dalla finestra, qui, sotto le coperte, come un animale spaventato dalla tempesta. Dicono porti cambiamento il vento, dicono. Potesse spazzar via tutte le grane di questo nostro Paese, restituire serenità a chi arranca a fine mese, rendere sereno un clima che da troppo tempo cova rancori ad ogni angolo! Potesse fare quello, allora sopporterei anche la cervicale che puntualmente mi tormenta quando lui arriva. E anche quella irrequietezza che lo preannuncia. Perché io il vento lo sento. Dentro. Fin dal giorno prima. Quando tutto è in pace, sento un moto interno e capisco che lui sta correndo da me. Amante non corrisposto. Per niente. Dispettoso, irriverente, noioso, dannoso. Il vento.
40enni
I 40 anni sono un punto di svolta per noi donne. Inutile negarlo. Non so cosa succeda a livello fisico e mentale, ma sono davvero in poche quelle che passano indenni al salto di decennio. Un po’ come succede agli uomini verso i 50, che, si sa, loro arrivano sempre un pochino dopo. E non è neanche un male, se ci pensiamo bene. Ora, le quarantenni e dintorni hanno l’argento vivo addosso. Le vedi, che sono irrequiete, che vogliono uscire, piacere, prendere la propria vita e stravolgerla, sentirsi indipendenti, dare un calcio a convenzioni, moralismi, al non si fa e al non si dice. A maggior ragione se sono diventate mamme intorno ai trenta, per cui hanno passato gli ultimi dieci anni a pulire culetti (sì, diciamo culetti perché dei nostri bimbi anche la cacchina è santa e profumata), a fare pappe, a non dormire la notte, ma non perché impegnate su un cubo in discoteca, a parlare e sparlare di maestre, tate, pediatri. Insomma un decennio a vivere per gli altri. Cercando di essere sempre al top, di non far mancare nulla a nessuno, marito, compagno, figli, genitori, datori di lavoro. È la fase “Santa subito” di noi donne. Chi non ha avuto figli, d’altra parte, ha vissuto prima dei quaranta la rincorsa di una carriera, la voglia di affermarsi, il cercare di essere meglio e ancora meglio per dimostrare di valere. E così via. Ecco, comunque tutte, abbiamo cercato per quattro decenni di dimostrare quanto siamo brave. Agli altri. Per poi magari piangere dal nervoso la sera nel letto prima di dormire. A un certo punto qualcosa scatta dentro. Un fanculo grande come una casa. Un basta con tremila a. E iniziamo a pensare a noi stesse. Solo che siamo donne. E quando scoppiamo siamo un’eruzione esplosiva, senza freni. Non ci ferma più nessuno. Iniziamo a prenderci cura di noi stesse, ma in maniera quasi ossessiva. Passiamo dal look tuta da ginnastica sette giorni su sette al look tigre del ribaltabile anche per andare al supermercato. Proviamo tutte le diete del mondo, da quella del pompelmo a quella Ducan, diventiamo vegane, poi crudiste, poi facciamo digiuno intermittente e identifichiamo come nemico numero uno i carboidrati. Da animali da divano, diventiamo le regine del Fitness, salvo poi spararci dose massicce di Aulin, che la nostra mente è in fibrillazione ma il nostro corpo non capisce più un tubo. Mettiamo in discussione rapporti consolidati, ci beiamo dei complimenti del primo pirla che nota il nostro nuovo taglio, perché noi vogliamo vivere, non vegetare come hanno fatto le nostre mamme. Devo andare avanti? Ci siamo passate tutte, no? Poi, pian piano, il più delle volte la situazione rientra, e prima dei 45 siamo tornate in noi e ci prepariamo alla crisi dei 50 dei nostri uomini, che inizieranno a fare apprezzamenti alle ventenni, a tingersi i capelli, a vestirsi come i tronisti di uomini e donne, peccato che abbiano il fisico di Vito Catozzo. E sia. Invecchiare è dura, ragazze. Cerchiamo almeno di non renderci ridicole e ricordiamoci che 40 restano 40 e non si dimezzano perché ci siamo fatte un po’ di botulino o siamo entrate nei pantaloni che mettevano a vent’anni. Viviamo il presente, intensamente sí, ma senza bruciare tutto troppo velocemente. La vita va assaporata, non trangugiata.
Delusa
Ci ho creduto. Mi sono impegnata. E alla fine mi sono trovata con un pugno di mosche in mano. Anzi, con il portafoglio vuoto e la sensazione di aver perso solo tempo. Perché capita. Se sei uno che vuole arrivare, capita spesso. Perché si deve investire mille per ottenere forse uno e il rischio è la via per il successo. Lo so. Lo dico anche agli altri. Ma quando capisci di aver fatto un buco nell’acqua, ti girano immensamente. Ti senti delusa e un po’ presa in giro. Perché si promette tanto e si celano accuratamente i dettagli negativi. Avete presente quei contratti scritti a caratteri piccoli piccoli così da nascondere le clausole poco piacevoli? Ecco, la vita è spesso così. E ogni tanto ti frega. Delusa oggi, un po’. Ma in fondo se non avessi tentato avrei sempre avuto il dubbio, il rammarico di non mettercela tutta. E invece io ci provo sempre. E lo farò ancora, e ancora. Imparo dalle delusioni ma non mi fermo. Sedersi è il primo passo verso l’insuccesso. Recriminare inutile perdita di tempo. Piangersi addosso un atteggiamento che non mi appartiene e che non porta da nessuna parte. Vado avanti come sempre, senza cercare scorciatoie e senza illudermi di veloci successi. Sempre con il sorriso, ovviamente.
Leggere
In questi giorni sto avendo la splendida occasione di incontrare tanti scrittori, di attraversare con loro la storia e le storie, di percorrere le vie infinite della letteratura. È per me come essere in un parco dei divertimenti perché leggere è ciò che mi appassiona da sempre. La lettura nutre, fa viaggiare, insegna, diletta, porta via per un po’ dalle brutture del mondo. Leggete. E sarete uomini e donne migliori. ❤️📚
Dieci cose dieci
1. Se è troppo facile vuol dire che non ne vale la pena o c’è sotto qualche cosa. Le cose importanti vanno sudate.
2. L’invidia distrae dai nostri obiettivi. Ammirate gli altri e traete spunto per diventare migliori, non perdete tempo a rodervi il fegato sui successi altrui.
3. Guardatevi allo specchio e imparate a conoscervi. Pregi e difetti. Senza pietà. Conoscersi è il primo passo verso la libertà.
4. Leggete e studiate, fatevi una vostra idea, siate curiosi e chiedetevi il perchè delle cose. Pensate con la vostra testa e non abbiate paura di dire la vostra opinione.
5. Accettate le critiche senza farne una tragedia ma senza sminuirle. Siate umili, sempre, e ricordate che è il dialogo con gli altri che ci rende ogni giorno uomini migliori.
6. Imparate ad ascoltare il vostro corpo. Spegnete il flusso dei pensieri e sentite i muscoli, i tendini, le articolazioni. Mens sana in corpore sano dicevano i latini, e non c’è nulla di più vero.
7. Muovetevi, fate sport, camminate, non fermatevi pigramente alla prima difficoltà. Siamo esseri nati per esplorare questo mondo, non per farlo scorrere con il telecomando seduti sul divano.
8. Amate senza chiedervi perchè. Abbracciate, baciate, coccolate: date amore anche senza avere nulla in cambio. E vi sentirete padroni del mondo.
9. Siate unici ma non sforzatevi di essere speciali. L’originalità risiede nella normalità, l’ostentazione spesso ci rende solo pagliacci e la brutta copia di noi stessi.
10. Sorridete. Non solo con il viso ma soprattutto con il cuore. Siate riconoscenti a questo dono che vi è stato fatto, la vita. E’ dura, sì, lo sappiamo, ma regala emozioni uniche. Fate tesoro degli attimi di felicità e tirateli fuori dal cassetto quando il cielo sarà più buio.
Amicizia tra uomo e donna
L’amicizia non ha sesso. Ma il sesso la complica sempre. Molto. Sì perché due animi affini che si confrontano su amore, passioni, progetti finiscono dopo un po’ per innamorarsi l’uno dell’altra. Innamorarsi platonicamente intendo. Mi spiego. Se avete un’amica del cuore, a cui dite tutto, con cui condividete anche sentimenti, delusioni, ciuche colossali e perfino le mutande, non potete non amarla. Siete pure gelose di lei. Se ha un’altra amica, come idea un po’ vi da fastidio, se non vi chiama vi chiedete se per caso non sia arrabbiata con voi, se discutete vi sentite a pezzi. Lo stesso che fareste con un fidanzato. Perché amore e amicizia sono così vicini da fondersi e l’amicizia non è altro se non amore senza sesso, amore leale, onesto, fedele. In pratica ha tutti gli aspetti positivi dell’amore ed è però un sentimento più difficile da provare, una situazione più complessa da condividere. L’amicizia vera intendo. Non la conoscenza. Ecco perché tra uomo e donna è un rapporto a rischio. Perché ci vuole un attimo a scivolare nell’innamoramento da batticuore e nel sesso. E tornare indietro poi è praticamente impossibile. Eppure quanto è bella l’amicizia tra uomo e donna! Quanto è produttiva! Ti aiuta a capire un universo diverso dal tuo, ti stimola, ti sprona, ti diverte. Forse perché questo accade sempre nell’incontro di mondi diversi, così come sono quello maschile e femminile. Ma se sconfina, e succede, oh se succede, il rischio è che salti tutto. Che non ci sia poi nè amore nè amicizia, ma solo un malessere celato ad ogni incontro. Meglio il contrario ecco. Diventare amici di chi abbiamo amato e non amiamo più. A quel punto conosciamo il meglio e il peggio dell’altro e non rischiamo, forse, di scambiare amicizia per amore. Discorso complesso, lo so. Ma l’amicizia tra uomo e donna esiste. Sì. Ed è una di quelle botte di culo che, se vi capita, non dovete permettervi di lasciar sfuggire. Dovrete difenderla da mogli e mariti gelosi, da fidanzati e compagne che non capiscono la necessità di un legame così speciale, che si arrabbiano se vi vedono ridere per una stupidata. Difendete questa amicizia. Coccolatela e coltivatela. Aiutatevi a vicenda. Perché, come dice Cicerone,
“Cosa c’è di più dolce che avere qualcuno con cui parlare così come con se stessi?”
Lettere anonime
Anni fa ho ricevuto una lettera anonima. Parlava di un presunto tradimento di mio marito. Arrivava in un momento molto difficile e doloroso della nostra vita, in cui un lutto aveva spazzato via tutte le certezze. Non ho creduto neanche per un secondo a ciò che vi era scritto, non perché sia immune da dubbi, ma perché ciò che era raccontato non corrispondeva per nulla all’uomo che mi era accanto da tanti anni. Ho fatto le mie indagini, le mie verifiche e di quelle parole mi è rimasta addosso solo l’amarezza di un gesto, che denotava cattiveria e anche una certa crudeltà. Dopo un paio di mesi, ne è arrivata un’altra, stesso tenore, stesse parole, che sottolineavano l’amicizia di vecchia data nei miei confronti, parlavano dei miei figli, si addentravano senza diritto nella mia vita. Non ho creduto neanche a questa, perché un amico le cose te le dice in faccia e non invia lettere anonime. Questo episodio mi ha fatto molto male. Perché era gratuito. Perché metteva in luce la malevolenza della gente. Perché cercava di mettere zizzania in una coppia come tante, che cerca di superare le difficoltà dandosi la mano e che non chiede mai nulla a nessuno. Perchè voleva dire che da qualche parte c’era qualcuno che mi voleva male a tal punto da tentare di distruggere la cosa più bella che ho, la mia famiglia. Mi sono anche detta che la colpa era la mia. Che forse sarebbe meglio vivere in disparte, senza mettere in luce le proprie debolezze, senza essere così visibile. Epicuro diceva lathe biosas, vivi nascosto, per evitare i mali della vita. Ecco, forse dovremmo fare così? Perché esporsi vuol dire attirare anche tanta cattiveria. Anche se non capisco perché. Queste lettere sono arrivate dieci anni fa ma sono ancora nel mio cassetto. A ricordarmi quanto può far male agli altri la nostra felicità. Allora non avevo neanche Facebook, chissà ora che ho raccontato a tutti la mia adolescenza, i miei sogni, chissà ora quante lettere pronte alla spedizione ci sono. Dovrei forse chiudermi nel mio bozzolo e lasciare perdere tutta sta sovraesposizione. Ci penso spesso, tutti i giorni praticamente. Per proteggere la mia famiglia, me stessa, ciò che ho costruito con tanta fatica. Forse lo farò, un giorno. Resta l’amarezza e la delusione. Per un mondo in cui i buoni sentimenti danno fastidio e si osannano le tragedie. Nascondetevi voi, che dietro lo schermo dite di tutto e davanti abbassate lo sguardo. Nascondetevi voi, che avete qualche cosa da nascondere. Io non ho rubato, nè ucciso, nè truffato nessuno. Vivo apertamente ciò che sono e sono brava a fare male solo a me stessa. Odio i pettegolezzi e i giudizi sugli altri, guardo il mio culo e non quello di chi mi sta accanto, cado e mi rialzo senza la mano di nessuno. Se questo non piace, pazienza. Nascondetevi voi, io voglio la luce.
Uomini ammalati
Mio marito è malato. Malato…insomma, ha un forte mal di gola e raffreddore. Una di quelle patologie che spingono gli uomini a perdere la gioia di vivere. Se ne sta lì, nel letto, con un’aria sconsolata, ripetendo “ma guarda cosa mi doveva succedere!”. E non parliamo di un tipo deboluccio e fragile, nè di una mezza calzetta, per intenderci. Abbiamo a che fare con un esemplare di maschio alfa in salute, nel fior fiore dei suoi anni, attivo e pure figo. Da domenica sera però tutto questo è svanito. Il mio amore si è trasformato in un essere alla fine dei suoi giorni, depresso, annoiato, demotivato. Per un mal di gola. Che poi, io vorrei chiedere ad un otorinolaringoiatra se esiste una correlazione tra l’infiammazione delle vie respiratorie e la mobilità osteoarticolare. Sì, perchè da quando sono iniziati i sintomi, lui ha smesso di camminare da homo erectus e si è trasformato in homo ricurvus, con una chiara limitazione ad alzare i piedi per fare i passi e un conseguente sciabattamento. A questo si è aggiunta la tendenza al cavallo basso nel pantalone della tuta, come se ci fosse un lassismo generale della muscolatura. Ovviamente l’umore è dei peggiori e la mia presenza sembra acuire il sintomo, così come il tentativo di alleviare il tutto con qualche manicaretto: il pesce puzza (ma non avevi il naso chiuso?!), la verdura lo stomaca, la pasta lo gonfia, la carne ma che palle sempre la carne. Dura vita ragazzi. Anche se, a onor del vero, non si ammala mai, mentre io, in quanto donna, ne ho sempre una. Mal di testa, il ciclo, la colite, la cervicale, e potrei andare avanti. Ma non mi fermo mai e sopporto. Loro non ce la fanno. Forse perchè non sono predisposti al parto. Ma ve li immaginate? Sarebbero tutti cesari senza anestesia, perchè alla prima contrazione finirebbero per svenire e ciao. Eppure sono adorabili anche così, noiosi, terribilmente noiosi, ma adorabili. I nostri uomini.
Evian
La borsa è ai minimi. Lo spread è a 300. Abbiamo così tanti problemi economici che non basterà una generazione a rimettere i conti a posto. Ma quello che sembra preoccupare gli italiani sui social è il costo di una bottiglia di acqua. Sì, di H2O. A scorrere le pagine della rete sembra che la breaking news di oggi sia l’acqua Evian griffata Ferragni che costa 8 euro. Come se fosse la prima volta che un qualunque oggetto, solo perché griffato, ha un costo assurdo. Come se non ci fosse mai capitato di pagare un caffè una cifra spropositata solo perché in un locale di grido. E così via. Che poi almeno non l’ha messa a 7.99 come avrebbero fatto in qualunque altro supermercato o negozio, con l’odiosa presa per i fondelli del centesimino che ci fa leggere un euro in meno. Ma che la venda a quanto vuole quest’acqua! E ne venderà pure tanta perchè questa inutile indignazione mediatica è una pubblicità gratuita. Marketing. Co-branding. Si tratta solo di quello. E se rosichiamo perché l’acqua con il nostro nome non se la filerebbe nessuno, anche gratis, bè, questo è un nostro problema.