Sono una di quelle che dá sempre un’altra possibilità. Ad amori, amicizie, rapporti di lavoro. Perdono tutto e di più. Mi metto in discussione e mi interrogo su quali siano le mie responsabilità se qualche cosa non sembra più funzionare. Trovo mille giustificazioni per l’altrui comportamento e nessuna per il mio. Fino a fare decisamente la figura della sprovveduta e dell’ingenua. Che, per inciso, non sono. È che ci credo nei rapporti, soprattutto quelli in cui ho investito, e non mi sembra possibile che altri invece li calpestino senza riguardo, approfittando della mia disponibilità. Poi, improvvisamente, dall’oggi al domani, chiudo la saracinesca. Cancello la persona in questione. Non mi arrabbio più. La corda, a furia di tirarla, si rompe, mi diceva sempre mio papà. Ecco, quando il livello è colmo, dopo mille rinvii, io chiudo. Senza appello. La mia mente, il mio corpo, il mio cuore diventano impermeabili e rifiutano quello che prima cercavano. Perché sono buona ma non ciula. E, come tutte le persone buone, quando mi stanco, è davvero per sempre. Con dolore. Ma per sempre.