Mancanza. Di qualcuno che ci ascolti. Che si sieda lì, di fronte a noi, un caffè fumante davanti e ci lasci parlare. Ci spinga anche a farlo, perché non è facile ammettere di averne bisogno. E sopratutto lo faccia per noi. Non per toccarci il culo e sbirciare le tette. Non per avere la nostra fiducia per arrivare ad altro. Non per fare l’amico e dopo un quarto d’ora girare la notizia a tutto il mondo. Quanto è difficile! Confidarsi, aprirsi, piangere, ridere con qualcuno che non ti tradirà mai. Che anzi farà lo stesso. Credo sia l’essenza dell’amicizia, così utopistica eppure così necessaria, desiderabile. Giorni in cui non vorresti altro. Vorresti urlare tanto è il peso che hai dentro. Invece vai avanti. Ricacci giù tutto e sorridi. Alzi il volume della musica e cerchi di coprire i pensieri, di sotterrarli, di rimandarli. Intanto prepari la caffettiera e lo bevi da sola il caffè. Che certe mancanze non le puoi riempire con chiunque. E l’immagine riflessa nello specchio è in questi casi un’ottima compagnia, che non sazia ma che, in ogni caso, non tradirà mai.