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L’amore è un romanzo russo

Mi chiedi se penso a lui adesso, nel buio della stanza prima di dormire. Ci penso con ogni cellula del mio corpo. Ci penso anche se non voglio. Ci penso anche se non devo, perché non mi vuole più, perché forse c’è un’altra che lo diverte più di me, perché ho fatto il mio tempo e le cose finiscono. Tutte. Ci penso però. Penso a tutto l’universo che avevo costruito su di noi. Ai tanti momenti insieme, ai sogni, alle immagini, alle fantasie. Ci penso così tanto che mi sembra di impazzire e mi sento così stupida. Ci penso e vorrei tornare indietro ma indietro non si torna e io non sono più quella una volta e lui non è più quello di qualche mese fa. E come faccio adesso? Come faccio io? A fare finta di nulla. A cancellare i sentimenti. A buttare tutto nei ricordi. A vivere come se nulla fosse. Come faccio? Ci penso e questo pensiero mi succhia via tutta l’energia. Non riesco a fare nulla. Sono stanca, sempre stanca. Dimentico tutto. Ci penso e mi dico porta pazienza e ti passerà. Ma non passa e io non ho mai avuto pazienza. Ci penso e vorrei solo svegliarmi domani e rendermi conto che è stato un brutto sogno, che nulla è cambiato. Ma questo è un finale da film americano, un lieto fine. La realtà ha invece spesso epiloghi da romanzo russo, malinconici, tristi, difficili. Ci penso sì ci penso. Non sai quanto.

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