Quei giorni in cui tutto ti va stretto. Come un paio di jeans di una taglia in meno, che devi sdraiarti sul letto per allacciarli, e poi ti senti tutto il giorno imbustata, costretta, fuori misura. Quei giorni in cui ti senti soffocare. Come in metropolitana di sabato alla sei del pomeriggio, fermata Duomo, tra chi spinge dietro e chi davanti, chi ti pesta un piede e neanche se ne accorge, chi alla frenata ti crolla addosso e tu sifigurituttoapostoanzilofacciadinuovo. Quei giorni in cui non hai voglia di sorridere e se ci provi ti senti ancora più inadatta. Come al cinema davanti a un film comico che fa ridere gli altri e te no, e ti sforzi, ma intanto pensi che avresti fatto meglio a rivedere Top Gun sul divano per la trentesima volta. Quei giorni così. Capitano, ogni tanto. E non resta che lasciarli scorrere via come le gocce sui vetri durante un acquazzone, aspettando che torni il sole e magari anche l’arcobaleno. In silenzio. Lasciando che la mente voli lontano, libera come solo il pensiero può essere, ad acchiappare quei sogni che prima o poi diventeranno realtà.