Sono iniziati i titoli di coda della mia storia di dipendente pubblico. Ho sperato in questo mese che fosse un film con il sequel, ma la regia ha accettato questo finale e tra due giorni sarò un cittadino come tanti. Non metterò più timbri allo Zalone e mi mancheranno i miei colleghi, mi mancheranno tanto, con le loro manie, i loro pregi e difetti, le loro abitudini. Che in un piccolo comune sei un po’ una grande famiglia, e se per alcuni sono stata sempre un’adozione mal sopportata, in altri ho trovato davvero il piacere di venire a lavorare la mattina. Non so come sia in altre realtà. Non so se si passi il badge e poi si vada a fare la spesa. Io so che nel mio comune ho sempre visto tanto lavoro e che come dovrebbe essere ognuno ci mette del suo. Si lavora. Punto. Ho visto anche tanta stanchezza, perché non sempre a questo lavoro corrisponde una crescita, e forse è questo il limite del posto fisso. Troppo fisso. E le competenze poco valutate. E alla fine ti stanchi e ti siedi. E ne nascono i disservizi. Io non sono fatta per questo. Mi manca l’aria. E alla fine il film l’ho fatto finire come mio costume, uscendo di scena senza rompere troppo le balle, lasciando il posto ad altri che, come mi è stato più volte poco delicatamente ricordato, hanno più bisogno di me. E così sia. Nell’Italia del 2016 c’é chi ancora non riesce ad andare oltre il tuo nome e la tua origine, come nella tragedia greca. E ben venga. Io sono la colli, la figlia del Colli, e vi assicuro che il meglio deve ancora venire….
Spiacente! Spero per te che essere Colli ti convenga veramente. Lavoro a termine?
Assolutamente. Assunzione a tempo indeterminato. Ma le premesse sono cambiate e non si può sempre accettare i compromessi
Personalmente ho cambiato vari tipi di lavoro (sei in dodici anni) tutti stabili ed ho rinunciato ad uno, solo quando avevo già l’altro in mano. Ho concluso come Quadro in un Ente Pubblico. In bocca al lupo o anche in ..ecc.ecc.