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Sbandamenti

Arrivi ai 40 anni di corsa. Come un Freccia Rossa al meglio delle sue prestazioni. La fame di vita ti spinge ad un volli volli fortissimamente volli che il più delle volte non ti fa vivere il presente nella elaborazione già di un progetto futuro. Laurea in tre anni, che quattro sono troppi, non perdiamo tempo. E poi lavoro, anzi lavori, afferri tutte le possibilità che ogni lasciata è persa. Adolescenza poca, serate poche, divertimenti e sballi pochi, nel treno della vita che stai costruendo è un dettaglio che non ti interessa. Prima dei trenta ci sono già famiglia, figli, lavoro, e le responsabilità che con orgoglio porti avanti. Senza mai fermarti. Perché quando ti chiedi chi sei, la risposta é sempre fuori di te. Sono la mamma di, la moglie di, la figlia di, lavoro lì. Insicura, insicurissima. E la sicurezza la cerchi nei risultati della tua quotidianità, che sono tanti, anche se ti costano tanta fatica e la sera crolli sul divano. A corollario, il tuo corpo. Una macchina che deve essere perfetta. Perché questo pure ti da sicurezza. Poi passano gli anni, e piano piano senti di non dover più dimostrare nulla a nessuno. Che poi non lo hai mai dovuto fare, ma tu credevi così. I figli quasi grandi, più tempo per te, per lui, per quello che ti piace davvero. Più tempo per pensare. E piano piano la consapevolezza di quello che sei. La voglia di vedere il mondo lasciato fuori. Tutto comincia ad andarti stretto, il mondo che hai voluto non basta più. E qui si sbanda. Sbandiamo tutte, se non lo abbiamo fatto prima. Dobbiamo sbandare, per capire cosa siamo finalmente e cosa vogliamo in questa vita che inizia di nuovo. Dopo i quaranta. Coi ragazzi adolescenti. E facciamo l’errore di credere che si possa tornare ai venti. Ma neanche. E i quaranta non sono meglio dei venti. No no. Se non li hai vissuti, peggio per te, non tornano più. E sbattiamo il naso in serate senza senso, in voglia di fare la ragazzina, in sete di esperienze che ci danno adrenalina e ci rilasciano poi come un pallone sgonfiato. Eppure ci vogliono. Che se siamo fortunate, quello che resta dopo, al netto delle sbronze e delle figuracce, è il coraggio di guardarci allo specchio. Con le nostre rughe. Con i primi capelli bianchi. Con il culo che sente la gravità. Ma con degli occhi che una volta non avevamo. Con una forza nuova. Fiere di essere finalmente. Essere e basta. Non in relazione a qualcosa ma per noi stesse. Padrone della nostra vita. Liberamente felici delle nostre scelte. E sì, adesso sì, bellissime sui nostri spudorati tacchi 12.

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