É che a noi donne piacciono le favole. Ci piace il principe di Cenerentola che gira per giorni con una Loboutin in tasca finché non trova la sconosciuta che sapeva di zucca che lo aveva stregato ballando ma se ne era andata prima che la serata entrasse nel vivo. Ci piace Richard Gere ufficiale che entra in fabbrica, la prende in braccio e la porta via, così, con la tuta da lavoro, e riesce anche a non sporcarsi la divisa inamidata, ritto come un fuso. Ti prendo e ti porto via canta Vasco. E a noi romantiche ci piace sta storia che ci sia un essere in qualche mondo lontano capace di lottare per noi. Di farci la serenata. Di sorprenderci ogni giorno. Di essere sordo ad ogni nostro tentativo di dissuaderlo. Di battercela con costante educazione, un martello fisso. E non per brama di possesso, che quello è patologico e non va bene. No, perché ci desidera più dello scudetto della squadra del cuore, più delle lasagne della mamma, più dell’auto, della moto, dell’ultimo iPhone. Perché non dice che farebbe tutto per noi, ma lo fa. Che noi vogliamo le follie, i fiori, i bigliettini, i baci improvvisi, gli abbracci che non ti aspetti. Perché si può fare. Senza pensare, senza esitare, senza calcolare. Col cuore. Punto. Perché a volte basta davvero quello.
Top Gun
Mio figlio ha deciso di leggere “Il signore degli anelli”. Ne avevo una copia a casa dei miei, dove ho tutti i libri che hanno nutrito la mia adolescenza. Sabato pomeriggio di pioggia, mi armo di pazienza e mi metto a cercarlo. Lo trovò quasi subito, lì in bella mostra, perché talvolta i libri ti chiamano e non puoi resistere. Era lì, sullo scaffale più alto. Mi arrampico come al solito, meno male che sono peso piuma, altrimenti un giorno o l’altro mi tiro davvero addosso tutto. Sotterrata dai libri, fine gloriosa credo, ma preferisco rimandare ancora un po’. Lo afferro e, mentre scendo, una foto scivola fuori. E si infila sotto la scrivania. E allora mi chino a prenderla, che la curiosità è troppa, e mi trovo davanti questa. Correva l’anno 1992. La tecnologia era agli albori. Per i più giovani quello sulla scrivania non è un microonde ma lo schermo di un pc. Sulle mensole peluches e libri. Il mio mondo. Romantico con brio. E il poster di un mito. Sì perché Maverik e Top Gun mi hanno sempre fatto impazzire. La colonna sonora, gli aerei, la moto, i Ray Ban e la cicca masticata da Ice man. La prima volta l’ho visto a Pavia alle medie in inglese, ho capito solo yes sir, ma è stato uno sballo. Poi è andata che la tuta di volo gira tutte le settimane nella mia lavatrice, che gli aerei sono il nostro pane quotidiano, che l’ufficiale gentiluomo me lo sono sposato. Per caso. Ecco perché appena ho rivisto questa foto dimenticata, sono scoppiata a ridere. Perché la vita è così, imprevedibile e insondabile, perchè quando ci siamo conosciuti eravamo solo due studenti e nessuno avrebbe potuto prevedere che questa immagine sarebbe diventata quasi una premonizione. E che dopo questo paragone di altissimo livello, direi che posso pure chiedere un regalo. Perché non sarò Kelly mcGillis, e nemmeno Nicole Kidman, ma sono pur sempre Lacolli, e scusate se é poco 😜
Nasate
Sono una di quelle che non imparano mai. Che inciampano nella vita, si rialzano ma non rallentano. Sui tacchi traballanti inciampano ancora, e ancora, e ancora. Mio padre da piccola mi diceva sempre che non imparavo se non prendevo una nasata. Le nasate, si, usava questo termine. E oggi ancora. E mentre me lo asciugo il naso, spesso insieme alle lacrime, giuro a me stessa che è l’ultima volta che mi faccio fregare. Sul lavoro, nelle amicizie, nella vita insomma. E il giorno dopo ci ricasco. Nonostante chi mi sta accanto mi metta in guardia. Perché sono stupida. O poco furba, non lo so. So solo che io sono una di quelle che la vita la prendono di petto, come un treno in corsa, e c’è il rischio di deragliare. Ma volete mettere l’ebrezza del vento addosso? E dell’ignoto dietro ad ogni curva?
Vasco
Il compleanno di Vasco. Che è come il compleanno di un amico, un fratello, un confidente che senza conoscerti sa tutto di te. Perché le sue canzoni sono filosofia pura di una generazione, anzi due, di vite spericolate ma non troppo, di delusioni e ribellioni, di rivincite e viaggi per trovare un senso. Perché io sono Sally Toffee Giulia la strega e tutte le emozioni che senti dentro come un pugno. Grazie Vasco. Perché vivere é sopravvivere, ma con le tue canzoni è più facile….#buoncompleannovasco