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Sfumature

L’articolo che segue è destinato al solo pubblico adulto. Sì perché quando si parla di 50 sfumature di grigio meglio mettere le mani avanti. Ricordate il passaparola alla pubblicazione dei libri? Tutte nascoste dietro le pagine, in alcuni casi i primi letti dopo “I promessi sposi” della prima superiore, a fantasticare su quel gran figo di Christian Grey. Tanta roba. Poi il film. Lui espressivo come un bradipo, lei che non si sa come possa essere figlia di due bombe sexy come Don Jonson e Melanie Griffith. E l’erotismo, bah, nove settimane e mezzo 10 a zero. Ma magari non ho visto bene. E tra qualche giorno sarà in tv. Pop corn e divano e magari colgo qualche particolare che mi era sfuggito. Ma con una amica siamo andate oltre. Abbiamo voluto provare il gadget. Sì perché quella storia delle palline ci incuriosiva e allora vai online e le acquistiamo. O meglio lei le acquista e, nel loro sacchetto di raso grigio, me le fa recapitare in palestra. Roba che se qualcuno avesse aperto il sacchetto la mia già traballante reputazione sarebbe crollata del tutto. Non che mi interessi, ma almeno dopo averle provate insomma. Allora, le tiro fuori. Mi scappano di mano e meno male che non c’entrano il piede, in compenso mi scheggiano il parquet. Sì perché pesano un botto. Danno più l’idea della palla del carcerato che delle affascinanti sfere che Anastasia (Ana per Christian, che, voglio dire, io un po’ me la sarei presa di un simile soprannome, va bè) che Ana dicevo si porta appresso in taxi, al ristorante, con una tenuta pelvica da guinness. Ci sono pure le istruzioni. Leggo accuratamente e, nascosta in bagno, provo. Bah niente di che. Giro per casa, ma boh, sento niente, non è che si sono perse dentro? Rileggo le istruzioni che mi viene il dubbio di aver sbagliato qualche cosa. Dice di muoversi. Allora decido di andare a fare la spesa. Al Lidl. Prova per prova. Salgo in auto, guido, nessun problema. Caspita, che muscolatura tonica, sento un tubo, ma vabbè. Carrello, scaffali, uova, latte, pane, birre…ecco davanti alle birre, decidono che basta così. E cominciano ad uscire. E io sono lì, davanti alle bottiglie di birra, in mezzo a un corridoio, e mi aspetto il tonfo delle palle, delle Geishe Balls, da un minuto all’altro. Con nonchalanche, fingendo di leggere le etichette della birra, le sfilo e con gesto rapido e veloce le infilo in tasca. Mi raddrizzo e, girandomi, incrociò lo sguardo del tipo della security che mi guarda sospettoso. Ci manca che mi chieda di fargli vedere cosa ho appena infilato in tasca. Che magari nelle prossime settimane le vedremo tra le offerte del lidl, tra i tanti prodotti utili come la cesoia elettrica o il rasoio per i peli del naso. Per ora la scampo e arrivo a casa. Le butto nel cassetto della camera. Meglio lasciar stare. Lacolli non è Ana. Me ne farò una ragione. Doccia fornelli bimbi a tavola. E arriva lui. Il piccolo. Che i fatti suoi mai. Con in mano le palline. Cosa sono mamma? Come si usano? É un gioco? Come pesano!…E tu digli che sono solo sfumature….

(1) Commento

  1. Non ho capito ancora se il nome è Iacolli, Lacolli o Cricolli, il resto l’ho capito.

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