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Capodanno

31 dicembre, ore 6.30, sveglia. Ti alzi dal letto con forza ed energia, come da tempo ormai, questo 2014 ha portato tanta vitalità, ti senti tra i sedici e i diciotto anni con la consapevolezza dei quaranta, ovvero il massimo. E poi ancora una manciata di ore di lavoro e sarai in montagna con i piedi nel camino, un bicchiere di rosso in mano, ad aspettare gli amici per il cenone di Capodanno. Relax. Bagagli pronti. Bagagli…un trasloco come al solito, una giornata a raccogliere tutto, che quando sei là non vuoi che ti manchi nulla. Vacanza all inclusive. E mentre pensi a questo asciugandoti i capelli, tuo figlio entra in bagno. Mi gira la testa, dice. Avrai la cervicale, gli rispondi, che a un bambino di nove anni anche no, ma è la prima cosa che ti è venuta in mente e magari si tranquillizza. Vai a letto, dai. Dopo tre minuti, torna. Mi sa che devo vomitare, e dal verbo vomitare all’inizio di nightmare passano cinque secondi massimo. Cervicale mi sa di no. Nausea ok, ma così è un po’ troppo. Indigestione? Illusione che dura un quarto d’ora, quando, all’ennesimo giro, ti rassegni al fatto che tuo figlio ha l’influenza. E di botto sei tornata alla tua età biologica, quaranta, tutti, portati male anche. Dopo un’ora hai capito che il camino resterà spento e che dovrai annullare la compagnia traslochi e disfare tutto. Al lavoro sei odiosa. Metti i timbri a secco con la stessa violenza di Rocky contro Ivan Drago. Pomeriggio tra catino, supposte e altre amenità che le mie colleghe mamme ben conoscono. E poi prepari qualcosa per la cena, è pur sempre capodanno no? E mentre giri le lenticchie gli anni sono già intorno ai cinquanta, se valutiamo le occhiaie, che in un impeto ti sbatti su una palata di contorno occhi al caviale, col risultato che sembri tu una tartina e gli anni sono sessanta. Tavola, candele, tentativo di atmosfera, nel frattempo il piccolo sta meglio, come da universale legge di Murphy. E lì, seduta davanti al tuo cotechino, il vino rosso, Gigi D’Alessio in tv, te ne senti ottanta di anni, ma non di quelle ottantenni da casinó o serata danzante, che hai sempre pensato saresti diventata, no no, di quelle tranquille, con lo scialle sulle spalle, i movimenti insicuri, una passione per Barbara d’Urso e Massimo Giletti. E in quel momento, sì in quel momento, cominci a ridere, ma di gusto, con le lacrime agli occhi, da non riuscire a smettere, senza motivo, o forse il motivo è che il 2014 si merita una bella risata, non certo un muso lungo, di quelle grasse e godute, come in fondo è stato lui. E lasci che a traghettarti nel nuovo anno sia proprio il sorriso, con cui vorresti, come l’influenza del piccolo Lory, contagiare il mondo….😃

(1) Commento

  1. Un post degno di tutto rispetto. Completa padronanza lessicale. Ottima, breve, struttura narrativa. Tristezza e malinconia filtrate da una ironia agrodolce molto british. In sostanza un piccolo capolavoro presentato come uno spaccato di vita quotidiana.

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