E poi arrivano quelle giornate in cui non li reggi più. Tutti. I bambini che discutono tra loro e si menano, che li chiami e non vengono, e che poi in compenso hanno un disperato bisogno di te mentre sei sotto la doccia o al telefono. Lui che per la millesima volta ti chiede dove è il sale, che è nello stesso posto da dodici anni, che gli racconti la giornata e chiaramente non ti ascolta perché lasci il discorso a metà e manco se ne accorge. I tuoi, che ti chiamano con millimetrica precisione nei momenti meno opportuni, mentre al mattino cerchi di far ripartire la famiglia, o alla sera alle otto in punto che ti siedi a tavola, e sempre per bisogni fondamentali, tipo come si resetta il decoder e guai a fare ffff…..ecco arrivano queste giornate, per tutte noi, e allora basta. Prendi la borsa e decidi di andare via. Per un po’. Che si arrangino tutti. Che ti vengano a cercare. La mamma si è rotta. E ti senti già meglio. Scendi le scale di corsa, apri il garage, sali in macchina, infili la chiave nella toppa e respiri. Adesso o mai più. Adesso. E ti senti come Thelma e Louise, via, finché l’auto non si ferma. In moto. Sicurissima…Anzi no. Il mondo ti crolla addosso in un secondo. In riserva. Sparata. Che al massimo arrivi al Bennet per fare il pieno. Ma così non vale. Se ti fermi lì, poi ti viene in mente che hai finito il latte, e manca anche il prosciutto, e le uova…e anche stavolta ti hanno fregato…desperate housewife altroché Thelma e Louise…
Dire fare baciare…..
Dire fare baciare lettera testamento.
Dire, la verità. Sempre. Anche se fa male. Perché di balle è pieno questo mondo e la sensazione di essere costantemente fregati aleggia nell’aria. E allora la controtendenza di essere sinceri é l’arma migliore nei confronti dei furbetti. E non solo. Ammettere la realtà è il coraggio del nostro vivere quotidiano.
Fare, l’amore. Nel senso più ampio del termine. Dare e ricevere amore, accettarlo e diffonderlo. E non è che è domenica e ho la vocazione al pulpito, la fede qui non c’entra nulla. Parlo della gioia di stare insieme, di condividere, di togliersi maschere e orpelli, di essere se stessi con l’altro e di amarsi totalmente. Fare l’amore ogni giorno è l’undicesimo comandamento che sottende tutti gli altri.
Baciare, tanto. I miei bambini, che hanno lo stesso profumo di quando sono nati, così unico e particolare, le guance morbide e lisce, strafogarli di baci, che non sono mai abbastanza. Anche quando loro ti allontanano e ti dicono “eddai mamma, non sono mica più piccolo”, e hanno ragione. Baciare lui, ogni volta che si può, che tanto sai che non riuscirai mai a pareggiare il numero di baci che ti ha dato lui, e neanche l’immenso bene con cui ti coccola. Ma vale la pena provare.
Lettera, ad un amico. Che tutti dobbiamo scrivere. Ad un amico, alla mamma, al nonno, al fratello, una lettera breve, lunga, pasticciata. Ma una lettera. Foglio e penna nel tempo di whatsapp, tempo dedicato a imprimere sulla carta i segni della nostra grafia e le pulsazioni del nostro cuore, che non riusciremo mai ad andare dritti, la riga sarà sempre verso l’alto o il basso, ma in quelle righe ci saremo noi. Penna e calamaio per ritrovare la lentezza profonda del sentimento.
Testamento. Il mio. Che mi chiedo spesso cosa resterà di me in questo mondo. Un pittore, uno scrittore, un attore, lasciano manufatti che parleranno di loro, io non ho il dono dell’arte e sono solo una donna. Vorrei lasciare il mio sorriso, e che fosse contagioso, l’idea che si possa sempre guardare alla realtà con energia rinnovata, il coraggio di rialzarsi una dieci cento volte. Sempre con il sorriso, vero, profondo, regalo a se stessi e agli altri. Smile!