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Sestri

E gira e rigira arriva l’estate e ci troviamo qui. Che non ti senti a posto se una puntatina a Sestri non la fai. Se non respiri l’aria della Baia. Se non mangi la focaccia e la farinata. Se non passi dai Liguria e ti senti sedici anni sul muretto ad aspettare di vedere un paio di occhi verdi. Se non fai un salto al Citto che non è più il Citto di venti anni fa, ma la salita ai Cappuccini ti fa volare nel tempo. Se non cammini nel Carugio a testa in su, a cercare un pezzo di cielo tra le case colorate. Se non arrivi al porto e cerchi la Piscina dei Castelli, e ancora senti la musica della Hanoa Hanoa, del Carnevale di ferragosto, delle serate, tante serate, a ballare sugli scogli. Che non c’è più e fa un po’ tristezza. Se non mangi dal Conte, se non passi dal Gourmet e dal Bistrò, che sembra adesso la pubblicità di tanti locali, ma sono i luoghi del cuore che in un nome racchiudono il senso di tante estati. Se non arrivi a Sant’Anna, le ondone, come a Riva, senza fiato, senza forza, solo quella del mare che ami tanto. Se non giri per Largo Colombo, tanti ricordi, avanti indietro mille volte, e poi ci scappa un caffè da Bocchia. Se non passeggi sulla riva, nella baia grande, e li rivedi tutti lì, i tuoi amici di una vita, la tua infanzia, la tua adolescenza, il tuo pancione, i tuoi bimbi che fanno i castelli e che tra un po’ ricominceranno questo ciclo. Perché Sestri è l’estate, più vita in due mesi che in tutto l’anno, perché è magia e fiaba, sempre e comunque, perché la migliore favola per il premio Andersen è la fotografia della baia al tramonto, una barca che entra, le luci che si accendono, nel silenzio i gabbiani sugli scogli.

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