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Salento

Mi sono innamorata. Un colpo di fulmine. Come una ragazzina al suo primo appuntamento, come la protagonista di un romanzo d’appendice dell’Ottocento. È bastato uno sguardo nella luce del tramonto di un’estate ancora bambina. Con la tavolozza di tutti i blu del mare, l’acqua punteggiata di bianco della superficie increspata dal vento, mare nostrum, in cui ti aspetti da un momento all’altro le trireme doriche con le loro vele rettangolari. Con il bianco delle case, che la luce di un sole qui più vivo rende ancora più candido, quelle case basse e squadrate, le finestre un po’ arabeggianti, che qui dopo i Greci sono i Turchi ad aver lasciato il segno. Con l’imponenza del castello, forte, massiccio, che all’istante hai capito perché Walpole ne ha fatto il protagonista del romanzo gotico per eccellenza. Con il vento, la tramontana, che ti attraversa da parte a parte e scuote la tua anima, ed è lei che subito ti fa sentire a casa, lei che tanto ti aveva affascinato nel romanzo di Luca Bianchini “Io che amo solo te”, un cult nella tua libreria, un must have e non lo avresti mai detto. Con il profumo della salsedine, del pesce fresco, delle verdure grigliate, degli ulivi, della macchia, che ti chiedi se si può chiudere in una boccetta e portarlo con te nelle risaie e nella nebbia. Con il suono del tamburello, la tarantella, la pizzica, che le feste popolari non sempre le capisci, ma qui è la colonna sonora perfetta, un Morricone da oscar, con il dialetto in cui si risentono le inflessioni degli antichi coloni, e tutto questo per te è magia. Così ho perso la testa. Così mi sei entrata nel cuore, Otranto, e mi sono trovata anche io a camminare su bastioni del castello come fossi un fantasma….

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