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Ritardo

In ritardo. Perennemente in lotta con l’orologio. Colpa dell’agenda che permette di sovrapporre gli impegni e alla fine ti ritrovi a dover fare in un’ora spesa, benzina, visita dal pediatra. Impossibile. Perché non ce la puoi fare, menti perfino spudoratamente a tuo figlio che non ti vede all’uscita della scuola dicendo ero lì dietro non mi hai visto, quando invece sei arrivata con cinque minuti di ritardo, hai posteggiato l’auto in quarta fila, perché hai provato facile.it, ma il posteggio te l’hanno soffiato sotto il naso, altrochè. Come sabato sera. Uscita a due. Lui ed io. L’ultima volta tuo figlio beveva dal biberon e adesso ha il 37 di piedi. Sei quasi emozionata. Lui è pronto, bello come il sole, davanti alla porta, mani in tasca, tu entri in bagno, mi trucco e arrivo. Apri la pochette, che chiamarla pochette è un insulto alla lingua francese, una busta che i Nas potrebbero sequestrarti, simile al laboratorio di Pollock intento nell’action painting. La apri e prendi la terra e questa cade per terra. E’ la terza legge di Murphy, se hai una seratina fashion e sei di corsa, il contenitore della terra cade sul pavimento. E si frantuma. In tanti quadrettini che sembrano i pezzi di un mosaico etnico. A questo punto commetti l’errore di provare a tirarla su con la mano, le tesserine si frantumano, prendi il pennello, lo passi sul pavimento così sei sicura che penetri bene nelle fughe delle piastrelle, però almeno ne recuperi un po’ e riesci a truccarti. Per terra il macello, non vuoi farti vedere, seratina che doveva essere perfetta, provi a pulire con la carta igienica imbevuta di acqua, tutto questo con una minigonna inguinale e il tacco dodici che i funamboli del circo ie fai un baffo. Alla fine, dai, non si vede, ti alzi, ti trucchi, dai sono quasi in orario, ti guardi, sulla maglietta bianca l’impronta della mano Natural Bronze, che fa molto tribale ma alla fine è come quando vai in un negozio a provare una maglietta e, per quanto stati attenta, la sporchi di netto di trucco e poi, con nonchalance la lasci lì e dici che ci penserai…Esci dal bagno, perfetta, lui è pronto, bello come il sole, in effetti non si è mosso, si sarà addormentato?, mani in tasca, le chiavi le prendi tu? A me danno fastidio. Si perché loro escono solo con il portafoglio, al massimo le chiavi della macchina. Noi abbiamo il trolley. Portafoglio, che di per sé è già una borsa, fazzoletti, agendina, che non si sa mai che tu debba vedere che Santo sarà il 6 agosto 2015, astuccio con tanto di micromina e mine, crema per le mani, scaduta perché tanto non la sopporti ma fa chic, salviettine intime, perché nei locali non si sa mai, salvo che poi vai in bagno senza borsa e naturalmente il rotolo è finito, occhiali, assorbenti…ecco gli assorbenti, nella loro bustina verde, viola, azzurra, che ha il potere di uscire sempre per prima dalla borsa quando cerchi qualunque cosa davanti a un estraneo, e poi le medicine, un kit di sopravvivenza anche se vai nella pizzeria sottocasa, e cellulare, ipad, ricarica…mammamia, non sono una donna, sono un marsupiale, la sorella di Babbo Natale. No, anzi, la Befana. Con l’impronta da walk of fame sulla maglia. Che riempie la calza in ritardo, il 7 gennaio, perché il 6 stava pulendo la terra con la scopa….

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