Domenica pomeriggio libera. Senza figli nè marito. Che quando l’hai saputo ti è preso il panico perché quasi non sapevi che fare. Si perché quando sei abituata a vivere in minoranza in una casa di uomini che conoscono solo due parole, mamma e Cristina, tutta questa libertà non la sai mica gestire. E così parti con la fantasia, come se avessi un mese da sola, non sei o sette ore, la beauty farm, lo shopping, l’happy hour, tutto in inglese perché fa più single. Alla fine decidi di andare a teatro. A vedere il tuo amico pianista. Al ritorno pizza con le amiche. E vai! Partenza in treno nel primissimo pomeriggio. Il primo sole primaverile è caldissimo. Cominci a pensare che il vestitino di lana nero che ti sembrava tanto trendy e gli anfibi, neri pure loro, siano stati una pessima idea. In metro guardi con sufficienza le ragazzine che salgono con shorts e canotta, esagerate, e quelli con le maniche corte. I soliti, che ai primi caldi, mettono le infradito. Che sto stile spiaggia metropolitano mica ti piace, mah. Scendi a San Babila, due del pomeriggio, giornata tersa. Lo stile spiaggia metropolitano comincia a piacerti, molto meno il tuo vestitino nero che attira i raggi del sole come uno specchio abbronzante. Li ricordate? I mega specchi abbronzanti, spalmatona di Lancaster che già sembravi nero, occhialini che ora trovi solo nei solarium ed eritema solare serale garantito? Va bè, non divaghiamo. Via Montenapoleone, non guardi una vetrina, hai fretta di arrivare a teatro, un po’ di fresco, magari. Entri, il bar è già chiuso, lo spettacolo sta per iniziare, la sala è gremita, ovviamente ad aprile niente aria condizionata. Asmòra. Ma lo spettacolo è divertentissimo, ridi un’ora e mezza, e alla fine non hai più una goccia di acqua in corpo. Per fortuna l’amico pianista ti propone un aperitivo. Mezz’ora per arrivare al bar. A piedi. Nel parco. Tra gente in pantaloncini e maglietta, tu che sembri lo iettatore di “Avanti un altro”. Arriviamo. Ordiniamo, due Spritz. Non ci pensi, ti fai una media di Spritz come se fosse acqua del rubinetto. In cinque minuti, a stomaco vuoto. Tu che riesci ad essere brilla con un crodino. A quel punto il caldo non lo senti più, in compenso quando ti alzi ti chiedi se riuscirai a raggiungere la stazione. Da sola. In metro hai dei dubbi, scendi prima e ti fai una mezzoretta a piedi. Funziona. Smaltisci. E a questo punto, arrivata in stazione, capisci che i programmi per la seratina single verranno spazzati via da Trenord. Ritardo, mezz’ora. Binario pieno di gente che sembra la Pentecoste, tutte le lingue tranne la tua. O comunque una che tu capisca. Quando finalmente il treno arriva, hai già telefonato alle amiche, pizza rimandata, hai voglia solo di una doccia. Viaggio di un’ora seduta vicino a tre ragazzini che ballano e cantano a squarciagola Eminem e a un paio di signore rumene che mangiano e sputano. Noblesse oblige. Forse non avresti dovuto fare la passeggiata, forse con lo Spritz in corpo avresti retto meglio anche questo viaggio interminabile. Scendi a Mortara e sei felice, ed è tutto dire. Arrivi a casa e ci sono loro, mamma?!, Cristina?!…oh, adesso si che ti senti libera!