Senza categoria

One day

Non senti la sveglia. Ti alzi di soprassalto con almeno venti minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Lui grugnisce al tuo fianco. É malato e oggi non andrà al lavoro. Ti butti giù dal letto e cerchi invano di recuperare il tempo perso. Errore. Sei hai fretta tutto andrà storto, rovesci il latte, ti scotti con il caffè, i bambini sono particolarmente rallentati e ti guardano con aria interrogativa “ma che fretta c’è?!”. Va in bagno e ti è arrivato il ciclo. Meno male. Non sei in incinta. Che palle. Quando andrò in menopausa? Sei quasi pronta e lui si alza. Schiena curva, cavallo basso, sciabattamento. Che non hai capito perché quando é malato tiene il cavallo basso e sciabatta. Glielo chiederai. Ma non adesso. Scendi di corsa. Arrivi al piedibus, saluti i bimbi e ti accorgi che devi tornare in casa perché hai ovviamente scordato il cellulare. No senza il cellulare non se po fa. In ufficio, verso le nove, un mal di testa lancinante, primo aulin, acqua fresca. Vai a prendere i bimbi a scuola e inizia a piovere. Non hai l’ombrello. Lo odi. Ergo ti bagni. Pomeriggio taxi, catechismo andata e ritorno, tennis, che non sei una mamma ma un autista. Ma è bello così. Dicono. Cominci a vedere la fine della giornata, il mal di testa non passa, secondo aulin, lo stomaco ringrazia. Posteggi, va i biblioteca, esci con tre libri sotto il giubbotto, che piove a dirotto e non vuoi bagnarli, sali in macchina e pensi “adesso li recupero a tennis e poi doccia e basta”. L’auto non parte. Non se move. E hai posteggiato malissimo, del tipo mi infilo nel buco di muso e la lascio lì un attimo con le quattro frecce. Un attimo. Si fa presto a dire un attimo. Chiami SOS nonna per recuperare i bimbi, chiami il meccanico che venga a darti una botta con il booster. Che adesso che ci ripensi è una frase decisamente ambigua. Piove. Buio. Senza ombrello. Arriva ed è incazzato perché doveva uscire prima dal lavoro e per colpa tua farà tardi. Ti scusi, gli dici che non hai fatto apposta (?!?!). L’auto parte, dal meccanico e finalmente te ne torni a casa. A piedi. Sotto la pioggia. Senza ombrello. Citofoni. Tuo figlio risponde. “Sei davvero tu? Come mi chiamo? Quando sono nato?” Che non l’ha visto nella pubblicità ma lo fa sempre. Adesso però no, dai. Sali. Sei fradicia. Tuo marito apre la porta, ti guarda e dice “piove così tanto?”…Olindo e Rosa hanno ucciso per molto meno. Ma lo ami. E poi è malato. E hai mal di testa. E poi sciabatta….mi sa che domani sciabatto anche io….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: